"Bisogna considerare le apparizioni della Santa Vergine come un segno di Dio nel nostro tempo. Esse, però, devono essere sempre ricondotte al Vangelo di Gesù, che è la Rivelazione fondamentale e normativa per tutte le altre manifestazioni.
Le apparizioni comunque ci aiutano. Aiutano non tanto ad illuminare il passato, ma a preparare la Chiesa ai tempi futuri, affinché l'avvenire non la trovi impreparata. Dobbiamo essere più coscienti delle difficoltà della Chiesa in cammino nel tempo e sempre coinvolta nella lotta tra il bene e il male. Essa non può essere lasciata senza aiuto dall'alto, perché più andiamo avanti più progrediscono i figli delle tenebre, che affinano le loro astuzie e strategie fino alla venuta dell'anticristo. Come ha previsto san Luigi Maria Grignion de Montfort, gli ultimi tempi vedranno come una nuova Pentecoste, un'effusione abbondante dello Spirito Santo sui sacerdoti e sui laici, che produrrà due effetti: una più elevata santità, ispirata a Maria, e uno zelo apostolico che porterà all'evangelizzazione del mondo. A questi scopi mirano le apparizioni della Madonna nei tempi recenti: a provocare la conversione a Cristo tramite Maria. Possiamo dunque vedere le apparizioni come dei segni profetici che giungono dall'alto per prepararci al futuro.
Però, prima che la Chiesa si pronunci, che cosa dobbiamo fare? Che cosa pensare di così numerose apparizioni? Penso che la passività sia sempre da condannare: non è bene disinteressarsi delle apparizioni, non fare niente. La gente deve farsi un'idea a maturare una convinzione secondo l'esperienza fatta sul luogo e a contatto con il veggente. Certo, nessuno può negare che qui si fa una profonda esperienza di preghiera, di semplicità, e che tanti cristiani lontani o distratti vi hanno sentito un appello alla conversione e ad un'autentica vita cristiana. Quando si tratta di esperienze, queste non possono essere negate.
Forse alcuni troveranno qualche difficoltà circa il grande numero di apparizioni. Per ognuno c'è la facoltà di giudicarle, ma sempre inserendole in un contesto globale. In queste cose non è valida la passività, ma la partecipazione. Rimane, comunque, la libertà di credere o non credere, secondo gli elementi che si hanno a disposizione. Se essi sono positivi, si vada avanti in questa direzione. Se invece alcuni non riescono a convincersi, continuino a vivere il Vangelo e a preparare ugualmente un futuro migliore per la Chiesa e per il mondo”.
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P. Stefano De Fiores, mariologo
Ordinario di Mariologia e Spiritualità Mariana
Pontificia Università Gregoriana - Roma
Ordinario di Mariologia e Spiritualità Mariana
Pontificia Università Gregoriana - Roma
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