MEDITAZIONI ISPIRATE
DAI MESSAGGI DI GESU' E DI MARIA
14 Novembre 2024
Il tramonto del sole è simbolo della morte, della fine dell'esistenza sulla terra. Per i cristiani, però, “Morte in Cristo” significa morte al peccato, rinascita alla vera vita, ed è quindi metafora di conversione come pentimento e quindi adesione alla nuova fede. Allora bisogna vivere i nostri giorni terreni non in funzione del tramonto, ma della sorprendente novità dell'alba che verrà. Di solito nell’immaginario collettivo, cristiano e non, il defunto continua a vivere in Paradiso, su una stella, su qualche pianeta, poco importa. Non solo: continua a vivere in una condizione sicuramente più felice di quella sperimentata durante l’esistenza terrena. Così siamo abituati a considerare la morte come un passaggio ad una situazione migliore. In questo c’è l’eco della speranza contenuta nella Bibbia, ma siamo lontani dal cuore del messaggio ebraico e cristiano, cioè la vittoria finale della giustizia di Dio che significa la risurrezione dell’uomo. Questa è la grande speranza, che può dare luce, conforto ed energia alle fatiche quotidiane. La speranza, virtù che chiama all’azione, all’attesa operosa, alla costruzione concreta di un mondo non troppo dissimile da quello progettato da Dio. Guardiamo l’alba, è un invito a tornare alla vita, rinascere a una vita rigenerata. Risorgere come il sole in una nuova alba è un’opportunità quotidiana; tornare alla luce dopo il buio è necessario per vivere al meglio, e questo può e deve accadere ogni giorno della nostra vita. E quando si rinasce, la gioia di esistere si percepisce chiaramente. Rinascere si rende tanto più possibile quanto più si riesce a stare nell’attesa fiduciosa che la nuova alba ci permette ad uscire dal buio della sofferenza, del dolore, della paura. Ogni alba ci deve stupire di essere vivi. Questo è lo specifico dell’essere umano: siamo al mondo grazie ad un inizio - che è la nostra nascita, la nostra alba - e siamo al mondo per immaginare e creare nuovi inizi, grazie alla nostra possibilità e capacità di un agire creativo e libero. L’essere umano è prima di tutto un nato, e da lì la vita può solo dispiegarsi, creare, relazionarsi con gli altri e col mondo. Nasciamo per così dire, provvisoriamente da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi ogni giorno più definitivamente. Ad ogni alba tutto intorno a noi si rinnova: nei colori, nei profumi, nel moltiplicarsi della natura, nel risveglio degli animali. Nel ronzio degli insetti è presente un movimento inarrestabile che porta e trasporta vita. È la creazione che si trasforma, che riemerge dal sonno e dalla morte apparente per tornare a splendere, in tutta la sua bellezza e la sua forza. Noi siamo chiamati, come tutte le creature, a splendere, anzi, a far sì che ogni creatura assieme a noi possa risplendere del suo essere pensata, voluta e amata da Dio. La creazione stessa ci ricorda che siamo fatti per questa novità, e ci spinge a viverla fino in fondo, per poter godere anch’essa, attraverso di noi, della pienezza della vita in Cristo.
14 Ottobre 2024
L’uomo che non ha una relazione vitale con Dio non può e non sa dargli ciò che potrebbe piacergli; può solo deporre ai suoi piedi, nella confessione, il peso dei propri peccati. Allora, libero da quel fardello, riceve la grazia salvifica che è apparsa in Cristo, a favore di ogni peccatore che crede al valore del suo sacrificio. Il credente, cosciente della grazia di cui è oggetto, è allora in grado di offrire all’Autore della sua salvezza la riconoscenza, la lode e l’adorazione. L’amore che gode a dare, e che si dona, ha trovato la sua espressione gloriosa, la misura perfetta, in Colui che ha dato la sua vita per noi. Che cosa possiamo mai offrire in cambio dell’amore di Dio, versato nei nostri cuori dallo Spirito Santo, se non le primizie dei nostri affetti e della nostra vita? I nostri stessi corpi devono essere presentati come un sacrificio vivente, santo, gradito a Dio. La nostra vita personale, nell’esercizio della pietà, richiede un ciclo completo: chiediamo con la preghiera, riceviamo attraverso la Parola, e offriamo, sotto forme diverse, ciò che è gradito al nostro divino Donatore. Le disposizioni divine date agli Israeliti prevedevano che fossero messe da parte, per l’Eterno, delle primizie dei prodotti della loro terra. Trasferita sul piano spirituale, questa disposizione conserva per noi tutto il suo valore, ci porta a mettere da parte per Lui le primizie, il meglio della nostra esistenza. In questo modo possiamo piacergli in ogni cosa, camminare con Lui, davanti a Lui e per Lui. Dare a Dio, offrire al Signore, è un privilegio accordato ai credenti. Allora, bisogna essere ricchi per offrire? No di certo. Molti passi della Bibbia ci mostrano l’apprezzamento del Signore per quelli che, pur essendo poveri, hanno voluto offrire qualcosa. L’invito ad offrire a Dio si rivolge a ciascuno in particolare, nella misura e sotto la forma di un esercizio di fede e di dipendenza. Mettere da parte per il Signore ciò che ci costa, rinunciare alle cose del mondo per rimanere fedeli, per onorare Colui del quale siamo testimoni, comporta delle scelte. Notiamo che è più facile aprire il nostro portafogli piuttosto che pagare di persona, rinunciando ai nostri agi. Troncare i legami che tengono ancora il nostro cuore stretto alle cose che non ci giovano spiritualmente sarà tanto più difficile quanto più quei legami saranno stretti. Eppure questo è il prezzo dell’approvazione del Signore e della benedizione che l’accompagna. Siamo pronti a rinunciare a qualcosa per il Signore? Egli saprà ricompensare riccamente quello che avremo fatto per Lui, anche se poco. Dobbiamo, cioè, compiere gesti ordinari con un cuore straordinario.
14 Settembre 2024
Senza la morte di Gesù sulla Croce per i nostri peccati nessuno avrebbe vita eterna. Gesù stesso disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14,6). Con questa affermazione, Gesù dichiara quale fu il motivo della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione: doveva fornire all’umanità peccatrice la via per arrivare al Cielo, in quanto essa non non avrebbe mai potuto arrivarci per conto suo. Quando Dio creò Adamo ed Eva, essi erano perfetti sotto ogni aspetto e vivevano in un vero e proprio paradiso, il Giardino dell’Eden (Genesi 2,15). Dio creò l’uomo e gli diede la libertà di prendere decisioni e fare scelte con il proprio libero arbitrio. Adamo ed Eva cedettero alle tentazioni e alle bugie di Satana. Nel far ciò, disobbedirono alla volontà del Creatore mangiando il frutto dell’albero della conoscenza, cosa che era stata loro vietata. Quello fu il primo peccato commesso dall’uomo, e, come conseguenza, tutta l’umanità è soggetta sia alla morte fisica che alla morte eterna in virtù della nostra natura peccatrice ereditata da Adamo. Questo è il destino di tutta l’umanità, ma Dio nella sua grazia e misericordia ha fornito una via d’uscita da questo dilemma: lo spargimento del Sangue del suo Figlio sulla Croce. Dio dichiarò che “senza spargimento di sangue non c'è perdono dei peccati” (Ebrei 9,22), invece attraverso lo spargimento di sangue viene fornita la redenzione, cioè la salvezza. Ecco perché Gesù venne e morì: per diventare il sacrificio supremo e finale, il sacrificio perfetto per i nostri peccati. Attraverso di Lui la promessa della vita eterna con Dio diventa effettiva per mezzo della fede di coloro che credono in Gesù: “affinché fosse data ai credenti la promessa mediante la fede di Gesú Cristo.” (Galati 3,22). Dunque, queste due parole - “fede” e “credere” - sono d’importanza cruciale per la nostra salvezza.
14 Agosto 2024
Ci sono tantissimi cristiani che, entrando in chiesa, mandano baci alle immagini dei Santi, molte volte tralasciando di dare almeno uno sguardo al tabernacolo. La cosa più giusta sarebbe inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento e non solo baciarlo, ma anche esprimergli amore e sottomissione. Nella Bibbia Dio proibisce l’uso di certe immagini quando queste sono mezzo per l’idolatria: "Non ti farai idolo, né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo... Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai" (Esodo 20,3-5); "Ecco, tutti costoro sono niente, nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli" (Isaia 41,29); "Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cocomeri, non sanno parlare" (Geremia 10,5). L’uomo non deve prostrarsi davanti agli idoli né deve servirli, perché ciò non favorisce il culto dell’unico vero Dio. Comunque, ci è lecito adornare le nostre case e le nostre parrocchie con le sacre immagini, perché mentre contempliamo quelle figure siamo chiamati ad imitare ciò che rappresentano. Inoltre le sacre immagini sono anche utili a migliorare la conoscenza di molti episodi biblici e a farci entrare con la mente in quelle situazioni come se noi stessi le vivessimo. Quindi sono davvero utili a noi credenti. Però, come già detto, dette immagini non devono diventare idoli. Comunque, per noi cristiani non basta che baciamo l'immagine di un Santo: è necessario che siamo capaci di baciare anche i vecchietti che sono soli e abbandonati. Oltre ai bisogni fondamentali, come il cibo, il sonno, e adeguate cure mediche, gli anziani hanno bisogno di conforto, cioè offrire vicinanza, tenerezza, rassicurazione, sicurezza data dalla presenza costante di qualcuno. È necessario esprimere verso di loro un affetto sincero, accarezzarli, parlare con gentilezza. Hanno bisogno di attaccamento, di creare una relazione di fiducia e mostrar loro che ci sono persone a cui possono fare riferimento quando hanno bisogno. È importante cercare di capire che cosa stanno vivendo e riconoscere la loro realtà fatta di emozioni e sentimenti; contenere le angosce e le paure che possono affliggerli e sostenerli con la nostra presenza. Hanno bisogno di inclusione, coinvolgerli cioè in qualche attività, dar loro la possibilità di raccontarsi e di esprimere i propri desideri, le preoccupazioni, i dolori. Coinvolgerli in qualcosa che sia significativo, utile o piacevole. Non siamo soli in questi difficili compiti e possiamo chiedere aiuto ai professionisti e alle associazioni del territorio. Soprattutto dobbiamo tenere presente una cosa molto importante: in ogni vecchietto solo e abbandonato si nasconde Gesù.
14 Luglio 2024
Ci sono tantissimi cristiani che portano un Crocifisso appeso al collo. A costoro va detto che quell’oggetto non bisogna considerarlo un amuleto, ma qualcosa che serve da sprone a seguire la via di Cristo, che ha dato la vita per tutti. È il punto di riferimento per lo sguardo del credente che, in quella Croce, vede sintetizzata la proposta di vita fattagli dal Maestro. Per dare luce alla nostra vita, dobbiamo sollevare lo sguardo verso l’alto, verso le cose celesti, così nel Crocifisso troviamo il nostro volto umano. Noi cristiani dobbiamo avere il coraggio di accettare tutte le croci che si presentano quotidianamente durante la nostra vita terrena. L’impegno di “prendere la croce” diventa, così, partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo. Pensando a questo, facciamo in modo che la Croce appesa alla parete di casa e quella piccola che portiamo al collo siano segni del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili. Il Crocifisso ha a che fare con la volontà di rinunciare a se stessi, che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di valori. Prendere la propria croce non significa soltanto sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica e di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. Lottare contro il cattivo spirito, contro il male. Inoltre, contemplando il Crocifisso come Colui dal quale sgorga la vita, partecipiamo alla vita divina del Risorto, simbolo dell’amore che non muore neanche di fronte al rifiuto, ma trasforma il male ricevuto in un atto di misericordia offerto per la conversione dei peccatori. Il Crocifisso ci insegna che l’amore vero crea il bene delle persone, lo crea e lo dona agli altri. Basta ricordare i grandi santi che hanno portato la luce dell’amore nel buio di una società che era più attenta all’economia anziché alle persone fragili. San Giovanni Bosco che, attraverso il suo oratorio, ha dato un tetto, istruzione, lavoro e fede a tantissimi ragazzi abbandonati da una società capitalista. San Giuseppe Cottolengo che fondò la Piccola Casa della Divina Provvidenza, garantendo cure mediche ai vari orfani che non avevano la possibilità di pagarle. Oppure Giulia Falletti di Barolo, che si dedicò alla cura degli emarginati come i carcerati e i poveri. Questi santi – come tanti altri – hanno vissuto nell’Italia industrializzata nel XIX secolo, in cui le disuguaglianze sociali avevano dato vita a quartieri abbandonati a se stessi, dove fame e povertà avevano fatto crescere a dismisura analfabetismo e delinquenza. Eppure, hanno compiuto grandi opere umanitarie perché avevano lo sguardo rivolto al Crocifisso, hanno aiutato la società a guardare in alto, dando vita ad opere in cui ogni uomo si potesse sentire amato nella propria dignità di figlio di Dio.
14 Giugno 2024
Noi cristiani, col battesimo, siamo diventati come viti piantate nella vigna del Signore. Quella della vigna è un’immagine cara alla Bibbia, che se ne serve per esprimere il rapporto tra Dio “agricoltore” e il suo popolo. Viene espressa innanzitutto la cura, quindi l’amore che Dio ha per noi: un Dio ricco di premura, di misericordia, partecipe delle nostre gioie e delle nostre sofferenze. La seconda idea che l’immagine della vigna provoca è quella della necessità di produrre i frutti dell’amore divino. Purtroppo questa corrispondenza molte volte viene a mancare: è questo il mistero di un amore e di una cura respinti e rifiutati. Oggi il Signore chiede a noi come singoli e come Chiesa, come comunità parrocchiale, di portare frutti, pena la nostra esclusione dalla vigna. Ancora una volta siamo messi di fronte a precise responsabilità. Qui ognuno di noi può e deve rispondere. Se siamo sinceri, la storia della nostra vita è storia di un amore senza limiti, in cui ci siamo trovati coinvolti, senza alcun nostro merito. Una storia fatta di doni e di grazie, di cui soltanto una piccola parte riusciamo a catalogare. Sappiamo riconoscere? Sappiamo essere grati? Dio viene a chiedere i frutti del suo amore. Discorso serio, discorso impegnativo. Dio non può accontentarsi di belle parole: vuole vedere i frutti. Ci sono nella nostra vita? Di fronte a Dio non possiamo tentare di cambiare le carte in tavola. Se i frutti ci sono, devono vedersi. E se non ci sono, è solo questione della nostra incuria, della nostra non corrispondenza. Il giudizio di Dio è su ciascuno di noi. Non a condanna, ma come richiamo, invito a portare frutto. La vigna è anche il segno della nostra anima, della nostra coscienza, che spesso allontana richiami, consigli e inviti alla conversione. Tanta nostra storia, infatti, è storia di un amore respinto. Quante volte la voce di Gesù ci invita al bene, alla santità, e tuttavia si scontra con la nostra resistenza! All’inizio di ogni giornata dovremmo percepire la stessa domanda che echeggiò all’inizio della creazione: “Adamo, dove sei?”. Cara anima mia, dove sei? C’è un Dio che ti cerca. Un Dio che ti propone un compito, che ti assegna una parte. Non puoi rimanere semplice spettatrice. Dio ti cerca, ha bisogno di te. Tu sei una necessità di Dio…. Fratelli, Gesù è qui per dirci che non apparteniamo a noi stessi, ma al Creatore. Dobbiamo lavorare per Dio al servizio dei fratelli. Questa è la nostra vocazione e il senso più alto che possiamo dare alla nostra vita.
19 Maggio 2024 (Pentecoste)
Oggi, Pentecoste, rinasce la Chiesa. Potremmo dire che oggi è il compleanno della Chiesa, se questo fosse un semplice ricordo di quell’avvenimento di Gerusalemme, quando gli apostoli, riuniti in preghiera con la Madre del Signore, ricevettero la forza e i doni dello Spirito Santo, per essere i testimoni di Cristo e le colonne su cui si fonda la Chiesa, popolo e famiglia di coloro che ascoltano la Parola e la mettono in pratica. Dunque, dobbiamo tornare ad essere devoti dello Spirito Santo o diventarlo se non lo siamo mai stati, perché ogni scelta importante, ogni momento decisivo della nostra vita anche familiare, anche affettiva, deve essere sotto l’azione dello Spirito invocato: “Spirito di Dio, scendi su di me, scendi su mio figlio, aprigli la mente a ciò che è bene per lui; scendi sulla nostra coppia, scendi sulla nostra famiglia, scendi sulla nostra Associazione e lanciaci in luoghi dover non pensavamo mai di andare”. Dobbiamo aprire le porte dei nostri cuori allo Spirito divino e non allo spirito del mondo, cioè a tutto ciò che ci trattiene dal fare il bene, a tutto ciò che ci allontana da Dio e ci spinge verso l’oscurità. Lo spirito del mondo è vuoto, triste e buio. Dovremmo capirlo anziché assecondarlo! Il mio augurio è che lo Spirito Santo ispiri sempre dentro di noi sentimenti di bontà, orientati verso Dio. Lo Spirito di Dio ci rende persone nuove, nuove creature, vivificate dal suo amore, così come fece quel giorno con gli apostoli: Essi, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, non furono più come prima, uscirono senza timore e cominciarono a predicare il Vangelo, a predicare che Gesù è risorto, che il Signore è con noi, in maniera tale che ognuno li capiva nella propria lingua. Perché lo Spirito è universale, non ci toglie le differenze culturali, le differenze di pensiero; no, è per tutti, ma ognuno lo capisce nella propria cultura, nella propria lingua. Lo Spirito ci cambia il cuore, allarga il nostro sguardo, ci rende capaci di comunicare a tutti le grandi opere di Dio, senza limiti, oltrepassando i confini culturali e i confini religiosi entro cui eravamo abituati a pensare e a vivere.
A proposito della Solennità di oggi, vorrei raccontarvi una curiosità che forse molti di voi non conoscono: la Pentecoste è anche chiamata “Pasqua delle rose” per un’antica tradizione diffusa prevalentemente in Italia. Durante la celebrazione della Santa Messa pentecostale, si facevano piovere petali di rose sui fedeli, per ricordare la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Da alcuni anni tale tradizione è stata ripresa al Pantheon di Roma, dove si svolge una commemorazione estremamente suggestiva. Il simbolismo della rosa è molto forte, i suoi petali sono orientati verso un unico centro da cui tutti prendono la vita: è simbolo di unità, immagine perfetta dello Spirito Santo che anima e nutre tutti gli uomini.
14 Maggio 2024
Noi cristiani, quando preghiamo, di solito chiediamo al Signore (o a Maria, o a qualche Santo) di risolvere i nostri problemi di salute, di lavoro, di famiglia, ecc. Non c’è nulla di male, ma non dobbiamo dimenticare di pregare anche per la Chiesa e per il clero. Dobbiamo pregare in modo particolare per il Papa. Per quanto riguarda la Chiesa intera, invochiamo per essa l’amore e la luce dello Spirito Santo, che renda efficaci le parole dei sacerdoti, affinché spezzino anche i cuori più induriti e li facciano ritornare al Signore. Preghiamo affinché ci siano sacerdoti santi, che Gesù stesso possa conservali nella serenità. La potenza della sua Misericordia li accompagni dovunque e li custodisca contro le insidie che il demonio non cessa di tendere all’anima di ogni sacerdote, offuscando la sua santità. Chiediamo a Gesù di benedire con una luce speciale i sacerdoti con i quali ci confessiamo nella nostra vita. In modo particolare, però, dobbiamo ricordare Papa Francesco: per lui ci rivolgiamo con fede al Signore, Pastore eterno, che con Pietro ha costruito la sua Chiesa sulla roccia, affinché lo assista continuamente e sia, secondo il suo progetto, il segno vivente e visibile, e il promotore instancabile dell’unità della Chiesa nella verità e nell’amore. Annunci al mondo con apostolico coraggio tutto il Vangelo. Ascolti le voci e le aspirazioni che salgono dai fedeli e dal mondo, e non si stanchi mai di promuovere la pace. Governi e diriga il popolo di Dio, avendo sempre dinanzi agli occhi l’esempio di Cristo buon Pastore, venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per le sue pecore. A noi fedeli conceda il Signore una forte volontà di comunione col Santo Pontefice e la docilità ai suoi insegnamenti. Noi Cristiani non vogliamo una Chiesa potente, che si imponga con la forza o con il denaro. Vogliamo una Chiesa che cambi il mondo in meglio; una Chiesa che esprima amore, certezze per i giovani e speranze per gli esclusi. Soprattutto vogliamo una Chiesa in cui i cattolici, tutti i cattolici, vogliano seriamente dare il buon esempio. Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo Apostolico professiamo “una, santa, cattolica e apostolica”. Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, indicano i tratti essenziali della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa: è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora Lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche. Soltanto la fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana. “La Chiesa”, ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II, “a causa della sua eminente santità, della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una indiscussa testimonianza della sua missione divina”. La Chiesa, nella sua millenaria storia, ha vissuto periodi più facili di questo. In tempi recenti, infatti, scomparso Papa Woytila - che sembrava aver restituito forza e prestigio universale a un’istituzione indebolita dalle tempeste degli anni ‘60 e ‘70 - le vecchie crepe sono riaffiorate e clamorosamente sono esplose con l’inedita vicenda delle “dimissioni” di Papa Ratzinger. Poi è stata la volta di Bergoglio, Pontefice certamente atipico, non solo per la provenienza geografica. Francesco è un Papa difficile, ha le sue preferenze, la sua visione del mondo. È un gesuita e, come tutti i seguaci di S. Ignazio di Loyola, è abituato a sporcarsi le mani nel mondo, a seguire una logica raffinata, a esplorare strade nuove, a volte difficile da comprendere. Ma è il Papa: come può un cristiano discuterlo o, peggio, criticarlo? Circolano nei social messaggi che lo definiscono un “falso Papa”, tenendo conto delle modalità inconsuete riguardo le dimissioni di Benedetto XVI. Invece, nonostante ciò, rimane un “vero Papa” in quanto “incaricato” a svolgere le funzioni di Pontefice. È la stessa cosa che succede quando un Sindaco viene prosciolto dal suo ruolo per essere sostituito da un Commissario Prefettizio “incaricato” dal Prefetto.
14 Aprile 2024
L’albero, dal punto di vista religioso, è il simbolo della vita eterna, della stessa vita divina. Sinonimo di prosperità, è il prodotto della forza della vita che nasce, cresce, si evolve. Prendiamo ispirazione dagli alberi, allunghiamo le nostre radici nel terreno fertile, ergiamoci fieri e stiracchiamo i nostri rami verso il cielo. L’albero è anche simbolo di grande forza di adattamento e di rinascita; si rinnova e rivive ininterrottamente, alimentandosi dalla fonte sacra della Terra, quindi rappresenta un augurio importante per chi sta iniziando una nuova vita, una nuova fase della propria esistenza. Gli alberi ci insegnano tanto: pazienza, determinazione, carisma, resistenza… Noi Cristiani, quindi, dobbiamo essere come grandi alberi, però non con i rami pieni solo di foglie, ma con una grande produzione dei frutti delle Beatitudini Evangeliche. Esse sono il ritratto di Gesù, la sua forma di vita; e sono la via della vera felicità, che anche noi possiamo percorrere con la grazia che Gesù ci dona. Contrariamente a quel che possa sembrare, la nostra felicità non risiede nel possesso illimitato di beni; e neppure nell’ottenere a ogni costo il plauso altrui. La felicità sta piuttosto nell’identificazione con Cristo. Amico mio, amica mia, immagina un albero con radici profonde, un tronco maestoso, dei rami forti, delle foglie verdeggianti, fiori che sbocciano e frutti deliziosi. Questo albero sei tu! È un’immagine di quello che Dio vuole fare con la tua vita. I frutti sono quelli delle Beatitudini Evangeliche, che ti fanno pensoso e disarmato, ma riaccendono la nostangia di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia, senza violenza e senza menzogna, un tutt’altro modo di essere uomini. Dunque, chiedi al Signore delle radici abbondanti di eccellente salute per te; un tronco di liberazione per te, come un tunnel che porta a grande gioia e alla fine delle tue sofferenze; dei rami di prosperità che annunciano felicità; moltitudine di foglie di tesori verdeggianti e grappoli di frutta succosa e rigogliosa; la protezione di siepi piene di fiori che sussurrano canzoni di felicità e vittoria al vento, nonostante il cambio delle stagioni; un albero fertile, con un nido di abbondanza nei suoi rami più alti, in modo da non essere raggiunto da nessun rapace; un albero che sia carico di fede duratura, di tenacia in ogni prova e di felicità.
31 Marzo 2024 (Santa Pasqua)
Il mistero della Santa Pasqua merita di essere meditato profondamente, perché costituisce un grande segno per l’intera umanità. Tale meditazione la possiamo esprimere in dieci punti:
1. “Pasqua di risurrezione”, perché il Cristo è morto e risorto. Quando noi confessiamo Cristo risorto non diciamo semplicemente che la sua tomba fu trovata vuota, ma che Egli vive per darci la vita. Quando ogni prova si trasforma in grazia, ogni tristezza e sofferenza in gioia, ogni peccato in perdono, quando ci liberiamo da ogni nostra schiavitù e passiamo anche noi dalla morte alla vita, è la Pasqua di Risurrezione.
2. “Pasqua della vita”, perché Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. La vita del credente non è una solitudine angosciante, ma un’esperienza condivisa con il Risorto. Ora sappiamo che veniamo da Dio, che siamo fatti a sua immagine e che la nostra vocazione è quella di riprodurre le caratteristiche di Cristo. Non possiamo cercare tra i morti Colui che è vivo.
3. “Pasqua di santificazione”, perché Cristo risorto ha offerto il perdono dei peccati. Egli ha voluto che la Chiesa fosse segno e strumento di perdono e di riconciliazione, ottenuti a prezzo del suo Sangue.
4. “Pasqua di gloria”, poiché era necessario che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria. Anche se le nostre lotte si riducono molto spesso al fallimento, anche se i nostri sogni non si realizzano, anche s ei nostri sacrifici sembrano sterili, possiamo gridare che la morte non è la fine assoluta della vita; ciò che abbiamo seminato con fatica e amore nella nostra vita diventerà Pasqua di gloria.
5. “Pasqua eucaristica”, perché i discepoli di Emmaus hanno riconosciuto il Cristo risorto nello spezzare il pane. Un pane che non stimola per un momento, ma dà la vita per sempre. Gesù si incontra nella Eucaristia e da lì parla al cuore e lo riempie della sua grazia. Quando si fa l’esperienza del Sacramento dell’Eucarestia, si aprono gli occhi del cuore e si vede Dio in ogni cosa.
6. “Pasqua del Signore”, perché i discepoli dissero: “Abbiamo visto il Signore”. E chiamarlo “Signore” significa che Egli è il fondamento, lo scopo e il destino dell’uomo, del mondo e della storia. Nella sua risurrezione, Gesù Cristo rivive in maniera piena, e vive tutto per Dio e per gli uomini; e questa è la vita che Gesù comunica ai suoi. Lui è la salvezza già presente e la salvezza futura nella sua pienezza, perché Egli è il Signore.
7. “Pasqua di gioia”, perché i discepoli gioirono al vedere il Signore. I cristiani non sono il popolo di un morto, ma popolo del Risorto. La gioia pasquale dà il vero significato e senso a tutta la vita umana. La speranza e la gioia sono le caratteristiche della vita spirituale dell’uomo. Nonostante le croci e le sofferenze della vita, la fine sarà sempre e inevitabilmente la gioia vittoriosa della Pasqua di risurrezione.
8. “Pasqua di pace”, perché Gesù risorto ha ripetuto: “Pace a voi”. È possibile portare la pace, offrire la pace; una pace traboccante che nasce sempre dal possesso di Dio e dalla sua grazia, e che si manifesta nella tranquillità dell’animo, nell’integrità del corpo, nella felicità piena, nella garanzia del cielo. Pace con Dio, pace con i fratelli, pace con se stessi, pace con il creato. Perché Cristo è la nostra pace.
9. “Pasqua missionaria”, perché Gesù risorto disse: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. Chi vive con la fede pasquale, non può restare indifferente al mondo, al sociale, alle periferie, alla Chiesa. Siamo una Chiesa missionaria, in uscita verso il mondo e gli uomini seguendo il comando di Gesù: “Andate in tutto il mondo”. La Chiesa del Signore è tanto più Chiesa quanto più sarà aperta all’evangelizzazione del mondo per una vera Pasqua di risurrezione.
10. “Pasqua comunitaria”, perché “venne Gesù e stette in mezzo a loro”. La comunità è quella di tutti con noi stessi e con Cristo. Egli unisce sempre. La vita comunitaria non consiste semplicemente nello stare insieme o collaborare come membri di una équipe che svolgono un compito di carattere sociale o apostolico, ma per essere veramente uniti con Cristo e tra di sé. La comunità rende presente Cristo per una Pasqua di risurrezione.
29 Marzo 2024 - Venerdì Santo (Gesù)
(Gesù è apparso mentre trasportava la Croce
e si è fermato davanti a me per darmi il messaggio.
Poi ha proseguito il suo cammino)
La passione e morte di Cristo richiama il cumulo di dolore e di mali che pesa sull’umanità di ogni tempo. La passione del Signore continua ancora oggi nelle sofferenze degli uomini. Non dobbiamo dimenticare i tanti, troppi crocifissi che stanno intorno a noi: i malati, i poveri, gli scartati di questo mondo; gli ‘agnelli immolati’ vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti…. che solo da Gesù possono ricevere il conforto e il senso del loro patire. Uno sguardo religioso e cristiano vede Cristo stesso presente in tutti questi crocifissi. Per avere assunto pienamente la nostra realtà umana, Lui soffre con tutti i sofferenti, continua a sanguinare. Croci: ovunque ci giriamo, ovunque volgiamo lo sguardo, vediamo croci. Croci di ogni genere, forma, dimensione. Ognuno porta la propria: non importa l’età, il ceto sociale, il paese di provenienza. C’è una o più croci per ogni essere della terra. La trasciniamo pesantemente: è sconvolgente quando arriva, è doloroso portarla, è faticoso caricarla sulle spalle. Ma Gesù, chi te lo ha fatto fare? Eri nel tuo cielo, servito dai Cherubini, seduto sul tuo trono. Perché lo hai fatto? Ti aspettavi gratitudine? L’uomo è ingrato. Ti aspettavi che l’uomo comprendesse? L'uomo è di dura cervice. Ti aspettavi che il mondo cambiasse, che fosse migliore, che cessassero le guerre, l’odio, le miserie umane? L’uomo ha in sé la radice del peccato. È debole l’uomo, è egoista, orgoglioso, misero…. Amici, oggi chiediamo perdono per tutte quelle volte che, con la nostra vita, continuiamo la Passione del Cristo. Volgiamo lo sguardo verso l’albero della Croce dal quale pende il Frutto della vita eterna; cogliamo quel frutto che si fa Pane e nutriamoci di esso per ricevere la vita che non finisce, la grazia per portare la nostra croce, sapendo che nulla è vissuto invano.
22 Marzo 2024 (Gesù)
Ci sono molti buoni motivi per leggere la Bibbia, soprattutto i Vangeli. Quando in una famiglia si legge, si medita e soprattutto si vive la divina Parola, ci si rende conto che si sta vivendo una storia di peccato, ma, grazie a Dio, anche di perdono. C’è un’incredibile forza a nostra disposizione nella Parola di Dio. Facciamo uso di questo potere nella nostra vita? Qual è la volontà di Dio per la nostra vita? Non esiste alcun versetto biblico che ci dica esplicitamente quale professione intraprendere, dove vivere o chi sposare. Ciononostante, le esortazioni, le linee guida, i comandamenti e gli incoraggiamenti ci danno una visione molto concreta ed infallibile della divina volontà in ogni aspetto della nostra esistenza terrena. La Parola di Dio contiene la sua sapienza, la sua bontà, le sue intenzioni, i suoi giudizi, il suo Cuore, dunque dovrebbe essere il nostro cibo quotidiano. Immaginiamo di trascorrere una giornata senza mangiare, poi una settimana e un mese. Col passare del tempo, diventiamo sempre più deboli. I nostri corpi hanno bisogno di cibo per vivere, ed è la stessa cosa nella nostra vita spirituale. È attraverso il nostro spirito che possiamo avere contatto con Dio. Il nostro spirito è quello che entrerà nell’eternità e che ha bisogno di nutrimento per rimanere in vita e per svegliarsi alla volontà di Dio. Gesù disse: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Lui disse pure: “È lo Spirito che dà la vita; la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Gv 6,63). Dunque, se vogliamo ottenere la vita e il nutrimento per il nostro spirito, è essenziale che passiamo del tempo con la Parola di Dio, perché essa è una fonte di vita! Contiene un aiuto e una sapienza infiniti. E quando la leggiamo e obbediamo in uno spirito di fede, ci porta ad una crescita spirituale inimmaginabile, perché ci fa sentire accolti e ci insegna, così, ad accogliere i nostri fratelli che peccano. La Parola, inoltre, ci dà discernimento. L’autore di Ebrei scrive: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4,12). “Tutti in realtà cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo” (Fil 2,21), quindi non è facile per noi discernere tra il bene e il male. I nostri giudizi naturali sono spesso contaminati dalle nostre opinioni personali, dalle nostre emozioni ed esperienze che vanno contro la buona e perfetta volontà di Dio. La Bibbia contiene tutte le istruzioni necessarie per arrivare ad una vita di vera purezza e giustizia. Ci insegna come possiamo seguire Cristo in verità. Contiene le parole e gli esempi degli eroi della fede, dei profeti, degli apostoli, di Gesù Cristo e di Dio stesso! Quale migliore insegnamento, quale migliore istruzione per coloro che vogliono vivere una vita gradita a Dio nostro Creatore? Dobbiamo, però, fare molta attenzione: Satana cerca di farci disubbidire alla volontà di Dio, offrendoci cose che ci attraggono: onore, ricchezza o auto-soddisfazione. Lui ha anche tentato Gesù, cercando di convincerlo a cedere all’egoismo, all’orgoglio e alla ricerca di sé. Ma, per ogni tentazione che ha dovuto affrontare Gesù, aveva un contrattacco. E ogni singolo contrattacco coinvolgeva la Parola di Dio. “Gesù gli rispose, «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”». E più avanti, Gesù gli disse, «Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto”» (Mt 4,1-11). Dobbiamo tener presente che la Parola di Dio è un’arma, una spada che ci dà il potere e l’autorità per vincere in mezzo alle tentazioni. Ed è piena delle promesse di Dio, parla di tutte le cose che appartengono ai timorati di Dio! Ci indica tutte le cose buone che possono essere nostre, sia in questa vita che nell’eternità, se facciamo la volontà di Dio.
15 Marzo 2024 (Gesù)
Parliamo di perdono. Non il perdono religioso e divino, piuttosto il perdono quotidiano e soprattutto umano. Nella vita di tutti i giorni, in ogni famiglia capita di litigare, a volte proprio per niente. Spesso lo facciamo più per stanchezza e fragilità che per cattiveria. Lo facciamo sapendo che ce ne dispiaceremo, e che avremo bisogno di ricominciare da capo. È molto complicato riuscire a perdonare, forse la cosa più difficile e impegnativa che possiamo fare per andare oltre noi stessi e le nostre fissazioni, i problemi, le esigenze e le richieste personali. Ammettiamolo, quando le cose sfuggono dal nostro controllo, ci risulta spesso confortante e liberatorio dare la colpa di quella situazione a qualcuno. Naturalmente riuscire a perdonare è più facile a dirsi che a farsi. Ma si può fare, e fa bene farlo, perché quando ci mettiamo nella condizione emotiva di “lasciare andare” qualcosa, ci immettiamo in un percorso che porta alla libertà spirituale. Ci spinge a vedere attraverso noi stessi e gli altri.
Oltre che “perdonare”, è importante che ci “lasciamo perdonare”. Però, se vogliamo ottenere perdono da chi ha subito un nostro errore, dobbiamo innanzitutto ammettere di averlo commesso. Questo è possibile solo se davvero pensiamo di aver sbagliato e quindi abbiamo capito quando e come lo abbiamo fatto. Spesso chiediamo scusa solo per un vantaggio e quindi, facilmente, non pensiamo davvero di aver sbagliato e non siamo del tutto consapevoli di cosa gli altri considerano un errore e perché. Il problema è che facilmente sbaglieremo di nuovo, per due motivi principali:
1. Da una parte, non abbiamo probabilmente capito cosa abbiamo sbagliato, come, quando o perché quello è considerato un errore. In queste condizioni è facile ripeterlo anche senza rendercene conto.
2. In secondo luogo, se magari pensiamo di non aver commesso alcuno sbaglio, ma chiediamo scusa ugualmente, ci ricadremo senz’altro, perché per noi non stiamo facendo nulla di male.
14 Marzo 2024
Siamo in piena Quaresima, un tempo che ci offre l’occasione di crescere nell’amore, cioè amare sempre di più. Ciò significa che l’amore pratico diventa un aspetto centrale della nostra vita, che cambia il modo in cui pensiamo e viviamo. Quando uno cresce in qualcosa, quella cosa diventa la cosa predominante della sua vita. Crescere nell’amore vuol dire che la nostra vita quotidiana diventa una vita in cui pensiamo a quelli intorno a noi e cerchiamo il loro bene. La stima ed il rispetto reciproco, il riconoscimento dell’altro per come è e non per come vorremmo che fosse, il reciproco ascolto sincero e attento, il mantenere un vero e costruttivo dialogo, sono le basi dell’amore. È l’amore che aiuta a vedere il lato buono e genuino dell’altro, a maturare la consapevolezza che l’altro ci ama come può e ci accetta così come siamo. Affinché ciò sia possibile, non dobbiamo chiuderci nel nostro piccolo mondo, vedendo gli altri solamente agli incontri settimanali. Se mi chiudo nel mio piccolo mondo, con la mia famiglia, i miei problemi e le mie circostanze, non vedrò i bisogni delle persone intorno a me, e se non li vedrò, sarà impossibile amare quelle persone. Quindi, per poter crescere nell’amore, dobbiamo impegnarci ad avere gli occhi aperti sulla situazione delle persone intorno a noi. Dobbiamo evitare il pericolo di riempire i nostri pensieri quasi esclusivamente con i nostri problemi ed i nostri impegni. L’amore per gli altri è fondamentale nella vita cristiana. La Bibbia ne parla moltissimo. Consideriamo, ad esempio, la risposta di Cristo quando gli fu chiesto qual è il più grande comandamento: “«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso»” (Mt 22,36-39). Amarci veramente l’un l’altro diventa poi una chiara testimonianza a quelli di fuori che siamo veramente discepoli di Cristo Gesù. Il vero amore non lascia spazio al peccato. Un cuore che ha come traguardo il bene degli altri, sarà un cuore che diventa sempre più santo.
8 Marzo 2024 (Gesù)
Questo messaggio di Gesù ci prospetta una possibilità per essere vigilanti e preparati per quando Lui ci chiamerà alla sua presenza: l’esame di coscienza, proposto anche dalla Chiesa fin dagli inizi, che si presenta come un modo conveniente per vivere efficacemente la nostra vocazione cristiana e anche come un mezzo indispensabile per avvicinarci al Sacramento della confessione. Esaminare la coscienza vuol dire aprire l’anima alla luce di Dio, invocando lo Spirito Santo per vedere tutto quello che ci separa da Lui, quello che rende difficile la nostra unione con Lui, per chiedergli perdono e mettere, col suo aiuto, i mezzi opportuni per evitare tutto ciò. Il Signore ci previene contro gli annebbiamenti del cuore, frutto di una vita legata alle richieste dei sensi; vite che cercano come fine il piacere, o cecità dell’anima, conseguenza di un andare avanti preoccupati esclusivamente delle cose temporali. Queste situazioni conducono a una insensibilità nei confronti delle grazie e delle misericordie di Dio, che chiama alla conversione. Un’altra cosa da tenere presente è la potenza del Sangue di Cristo per ottenere il perdono di tutti i nostri peccati: “In Lui abbiamo la redenzione mediante il suo Sangue, la remissione dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Ef 1,7). Quando la nostra anima giunge alla propria verità, dopo aver affrontato con coraggio le proprie colpe, senza fuggire o addurre scuse, allora non avrà altra via d’uscita se non cadere ai piedi della mia Croce e confessare: “Davvero quest’uomo è il Figlio di Dio!”.
1° Marzo 2024 (Gesù)
Molte volte noi peccatori facciamo fatica ad accogliere la fede in Cristo, indispensabile per ottenere la vita eterna, cioè la salvezza. Questo succede perché facciamo resistenza alla voce interiore e alla chiamata. Gesù è venuto nel mondo come Parola di Dio per noi, e continua a farci sentire la sua voce attraverso il Vangelo. Accogliere la Parola di Dio vuol dire accogliere la persona di Cristo, lo stesso Cristo. Ci sono diversi modi di ricevere la Parola di Dio, e questi modi ci sono suggeriti dalla famosa parabola del seminatore. Possiamo farlo come una strada dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. Questa sarebbe la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo. Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori di casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede, di non accogliere la Parola di Dio. Stiamo vedendo tutto, distratti da tutto, dalle cose mondane. Ma c’è anche una seconda possibilità: Possiamo accogliere la Parola di Dio come un terreno sassoso, con poca terra. Lì il seme germoglia presto, ma presto pure si secca, perché non riesce a mettere radici in profondità. È l’immagine di quelli che accolgono la Parola di Dio con l’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la divina Parola. E così, davanti alla prima difficoltà, ad una sofferenza, ad un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre. Poi c’è una terza possibilità, di cui Gesù parla nella parabola: Accogliere la Parola di Dio come un terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane. Lì la Parola cresce un po’, ma rimane soffocata, non è forte, muore o non porta frutto. Infine la quarta possibilità: Possiamo accoglierla come il terreno buono. Qui, e soltanto qui, il seme attecchisce e porta frutto. La semente caduta su questo terreno fertile rappresenta coloro che ascoltano la Parola, la accolgono, la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica nella vita di ogni giorno. Questa del seminatore, è un po’ la “madre” di tutte le parabole, perché parla dell’ascolto della Parola. Ci ricorda che essa è un seme fecondo ed efficace, che Dio sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio! Ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno è escluso. Possiamo chiederci: io, che tipo di terreno sono? Assomiglio alla strada, alla terra sassosa, al roveto? Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme. Spesso si è distratti da troppi interessi, da troppi richiami, ed è difficile distinguere, fra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi. Per questo è importante abituarsi ad ascoltare la Parola di Dio, a leggerla.
23 Febbraio 2024 (Gesù)
Sappiamo tutti che, per conoscere veramente il Cristo, è necessaria la conversione. Essa prevede un cambiamento nel comportamento, ma va al di là del comportamento; cambia proprio la nostra natura. È un cambiamento talmente significativo che il Signore e i suoi profeti lo definiscono una rinascita, un mutamento di cuore, un battesimo di fuoco. Per iniziare il cammino di conversione, è necessario pentirsi delle proprie colpe e scoprire, così, la Divina Misericordia. In questo tempo così difficile, dove sembra che il male abbia preso il sopravvento, abbiamo bisogno di misericordia. Abbiamo bisogno che il volto del Signore ci guardi e abbia compassione di noi. Chi non avverte la gravità del peccato, non può apprezzare il valore delle sofferenze di Gesù durante la crocifissione. I Santi meditavano spesso sulla dolorosa Passione di Cristo, era la loro meditazione preferita, poiché meditando sulle atroci sofferenze patite da Gesù per la nostra salvezza eterna, si infiammavano di amore per il Redentore Divino. Che ci stiamo a fare su questa terra se non amiamo Dio? Il nostro scopo è appunto quello di conoscere, amare e servire il Signore, per salvarci l'anima e andare in Cielo ad amare la Santissima Trinità in eterno.
16 Febbraio 2024 (Gesù)
Quanto è bello sapere che l’amore misericordioso di Gesù non si stanca di attirarci al suo Cuore per ricolmarci di beni, per infonderci speranza e gioia. Coraggio, miei cari, il segreto è, in umiltà, affidarci a Lui e lasciare che la fiamma dello Spirito Santo illumini i nostri cuori, la nostra vita e sciolga, per grazia, i muri che abbiamo innalzato chiudendoci alla Verità e ai fratelli. Sì, carissimi, sia l’amore la radice delle nostre azioni, dei nostri pensieri. “Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” (Rm. 13,12). Questo desidera il Signore: “Che la nostra gioia cresca sempre più perché è in Lui che viviamo è in Lui che ci muoviamo ed esistiamo" ( At 17, 28). Coraggio, carissimi, impariamo ad “accogliere e ascoltare” la vita che ci viene donata dallo Spirito, lasciamo crescere nell’anima la forza nuova dell'Amore e saremo capaci di tornare a vivere e ad amare. In qualsiasi momento della nostra vita, in qualsiasi difficoltà, in qualsiasi istante in cui ci sembra non ci siano soluzioni e ci sentiamo disperati, fermiamoci, ascoltiamo e accogliamo il grido d’Amore che riecheggia in tutto il creato e viene versato in ogni cuore, nel nostro cuore: “Ti amo, figlio mio, figlia mia!”. Viviamo l’abbandono filiale e, gioiosamente, professiamo che tutto è stato creato e salvato dall’Amore. Non temiamo perché Dio, il vivente, l’Onnipotente, non ci abbandona, agisce nella storia e ci viene a cercare perché ci ama. Il Signore ci aspetta sempre, anzi è sempre accanto a noi per aiutarci, ma rispetta la nostra libertà. Egli attende trepidante il nostro “sì”, per accoglierci nuovamente tra le sue braccia paterne e colmarci della sua misericordia senza limiti. La fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna, la scelta dell’amore del prossimo rispetto all’egoismo. Inoltre, il Signore non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. La pazienza di Dio che non si stanca, non desiste dopo il nostro no, ci lascia liberi anche di allontanarci da Lui e di sbagliare. In base al sacrificio di Cristo, Dio è pronto a perdonare chiunque si ravvede e torna a Lui. Perciò, il pensiero che Dio non possa perdonarci è falso, perché, per quanto lontano noi siamo caduti, Egli è pronto a perdonarci per mezzo di Cristo.
14 Febbraio 2024
La Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, è un cammino che la Chiesa ci dona e ci chiede di percorrere. Questo viaggio ci conduce ad una meta: la Pasqua di Risurrezione del Signore Gesù. Forse sulla via da percorrere non abbiamo le idee molto chiare e a volte facciamo un po’ di confusione. Digiuni, astinenze, opere di carità e preghiera sono i consigli che la Chiesa ci propone per vivere bene il tempo della Quaresima. Ecco allora che occorre prendere coscienza del vero significato di questi comportamenti, che non possono essere ridotti a puro esercizio formale o di osservanza rituale, ma devono servire a sostenere il cammino di conversione che l’attesa della Risurrezione pasquale esige. La Pasqua consiste in una rinascita, per migliorare l’uomo nuovo che è in noi.
Per quanto riguarda il digiuno, il cristiano deve astenersi dal mangiare carne in tutti i singoli Venerdì, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità. I malati e coloro che devono fare lavori estremamente faticosi possono essere dispensati da questa penitenza. Se poi si vuole fare una penitenza molto rigorosa, ogni Venerdì di Quaresima ci si nutre con solo pane e acqua.
Il secondo comportamento quaresimale è l’astinenza, che consiste nella rinuncia di attività spesso associate al piacere, come il nutrirsi con cibi particolarmente desiderati o costosi, il vizio del fumo e quello dell’alcool, il gioco d’azzardo, ecc.
Il terzo comportamento quaresimale da prendere con impegno sono le opere di carità. Non si tratta semplicemente di fare l’elemosina, ma di amare. Le sempre valide opere di misericordia corporali e spirituali possono darci molte indicazioni. E non bisogna per forza pensare alle persone sfortunate che stanno a migliaia di chilometri da noi; impariamo a vedere i bisogni materiali e morali di chi soffre intorno a noi. E poi, perché non dedicare più tempo ai figli? Oppure perché non andare a trovare persone anziane o sole?
Il quarto impegno quaresimale è la preghiera. Quante volte ci capita di dire di non avere tempo per pregare! Eppure, come in tutte le cose che ci interessano veramente, basta fare un po’ di spazio nella giornata. Perché non riscoprire il Rosario, l’Angelus a mezzogiorno o la Santa Messa, magari quotidiana? Oppure perché non leggere un libro sulla vita di un santo? Un buon libro di meditazione è ad esempio “La filotea” di san Francesco di Sales. Oppure perché non suggerire in famiglia, se non si fa già ordinariamente, la preghiera prima di ogni pasto, unita alla proposta di spegnere il televisore mentre si mangia per poter parlare in tutta calma?
Ovviamente gli impegni quaresimali vanno eventualmente concordati con il padre spirituale il quale, conoscendoci, saprà indirizzarci meglio di noi stessi nel cammino di purificazione necessario alla nostra anima, per liberarci dalla zavorra del peccato e dei vizi che si sono radicati in noi. Lasciamoci guidare dal Signore e mettiamo tutto il nostro impegno affinché non accada che la Quaresima passi invano!
14 Gennaio 2024
“Anno nuovo, vita nuova” è il proverbio più famoso pronunciato a Capodanno. Dietro a questo proverbio si nasconde il desiderio di dare una svolta alla propria vita, cambiare le proprie abitudini per crearne di nuove più soddisfacenti e appaganti, nonché raggiungere degli obiettivi importanti. È una forma di speranza e allo stesso tempo di augurio per sé e altri di un futuro migliore in cui gli errori, le mancanze, le sconfitte e ferite dell’anno passato potranno essere sistemate e rimarginate e verranno raggiunte le mete volute e desiderate. “Anno nuovo, vita nuova”: in questa semplice frase si manifesta una sorta di liberazione dal malessere e dalle fatiche dell’anno passato e un’apertura a qualcosa che verrà e che si spera sia migliore e maggiormente gratificante. Ma allo stesso tempo è simbolo di un impegno verso se stessi, verso chi ci sta accanto e in qualche modo verso la vita, verso il cambiamento e il miglioramento. Purtroppo, però, quasi sempre ogni proposito svanisce, viene dimenticato, accantonato in qualche angolo del cuore e della mente…. Tutto questo succede perché la vita della maggior parte di noi non viene riposta nelle mani di Dio, ma nelle nostre mani, vivendo l’illusione di un eterno presente. Questo è un inganno della mente, che ci permette di vivere l’effimero, facendoci dimenticare che l’infinito e l’immortalità non appartengono ad alcuna creatura terrena. Alcuni si giustificano dicendo: “Siamo distratti da tante cose, dal lavoro, dal divertimento per poter pensare a Dio”; tuttavia, nonostante tali distrazioni, non dimenticano mai di mangiare, bere, dormire. Invece quei pochi che hanno la consapevolezza di un futuro eterno oltre l’umano vivere, ogni istante della loro esistenza e in ogni cosa che fanno pongono davanti a loro il Signore, in modo che ogni azione e ogni cosa sia messa costantemente a confronto con gli insegnamenti di Dio. Chi mette la sua vita nelle mani di Dio, ne percepisce la presenza e sente che Egli gli è accanto e che non può vacillare: anche quando si scateneranno degli uragani, delle prove terribili, delle situazioni di sofferenza, avrà in Dio un appoggio sicuro.
25 Dicembre 2023
Nel mondo di oggi ci sono tantissimi problemi, che si aggravano sempre di più.
C’è il problema della fame: Le persone che vivono in condizione di povertà estrema non hanno la possibilità di nutrirsi in maniera adeguata; non nutrendosi adeguatamente, non hanno le forze necessarie per svolgere alcun tipo di lavoro e quindi non possono procurarsi cibo. Questa è la trappola della povertà. Un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
C’è il problema delle guerre: Già dall’antichità gli uomini si sono fatti strada nell’evoluzione uccidendosi a vicenda; con la caduta del nazismo e la fondazione della Nato tutti quanti pensavamo di essere entrati in una nuova era, un’era nella quale l’uomo potesse iniziare a rendersi conto che la guerra porta solo dolore; ma dagli ultimi avvenimenti, l’uomo evidentemente spinto dalla sete di potere, non si è ancora accorto cosa porta la guerra; i potenti del mondo non hanno ancora capito che continuare a spararsi a vicenda non porterà mai alla pace ma solo ad altra guerra; i problemi che affliggono il mondo vanno risolti con le parole non con le bombe.
C’è il problema dell’odio: L’odio rappresenta una piaga, un fenomeno così presente nelle nostre vite tale da costringere le istituzioni pubbliche ad organizzare addirittura campagne pubblicitarie, decreti legge contro di esso, contro i pericoli che genera. Tuttavia questo problema è trattato in modo superficiale, come un fenomeno che, seppur condannato e punito, non viene valutato nelle sue reali implicazioni, non viene trattarlo in modo analitico come meriterebbe poiché scomodo da pensare, tanto più se riferito a sé stessi.
C’è il problema dell’egoismo: Le persone egoiste hanno una grande difficoltà non soltanto ad amare gli altri, ma anche se stesse. Una persona egoista è colei che prova interesse esclusivamente per se stessa; manca di rispetto e di attenzioni per i bisogni degli altri, interagisce con le persone principalmente per i vantaggi personali che può trarne; le persone egoiste intrattengono relazioni strumentali volte a soddisfare le proprie necessità, non traggono soddisfazione dal dare, si preoccupano soltanto di ciò che otterranno in cambio.
C’è il problema del razzismo: Esso accentua gli istinti xenofobi e rende intolleranti nei confronti della diversità di qualsiasi tipo: l’appartenenza a ceti sociali diversi, la religione, la cultura, le condizioni economiche, la fede politica, ecc.; la concezione più diffusa del razzismo, la più rappresentativa è quella relativa al contrasto istintivo che sussiste tra le varie etnie, che si accentua fino al fanatismo quando la differenza somatica dominante si manifesta con una diversa pigmentazione della pelle; sembra incredibile come si possa provare dell’odio incondizionato per un’altra etnia.
C’è il problema della superficialità: Essa non ci permette nemmeno di costruirci un pensiero libero; basta osservare il modo in cui la gente reagisce all’informazione: in primo luogo basta porre le notizie in un certo modo per spingere facilmente l’opinione pubblica in una direzione o nell’altra, perché nessuno approfondisce; In secondo luogo è assurdo il modo in cui le persone litigano per difendere un’idea che non è nemmeno la loro; la superficialità ci porta a valutare soltanto quello che ci viene mostrato dai media, senza alcuna reale conoscenza dell’argomento; inoltre, quando ci scontriamo con qualcuno che non la pensa come noi, non ci interessa affatto il suo punto di vista: l’unica cosa che ci interessa è avere sempre ragione, ecco un’altra faccia della superficialità! La superficialità è anche nei rapporti interpersonali. Si hanno tanti “amici” per divertirsi ma nessuno a cui aprire il proprio cuore. Siamo abituati a portare la maschera e a non mostrarci mai per ciò che siamo davvero. Abbiamo paura dei giudizi. Ma poi ci sentiamo vuoti perché nessuno ci capisce davvero. Siamo capaci di dire decine di “ti amo” senza conoscere nemmeno il vero significato dell’amore. Diamo più peso alle parole che alla realtà delle cose. Invece di costruire un futuro diverso, facciamo la fila per comprare l’ultimo modello di smartphone. La superficialità ci sta uccidendo, sta distruggendo tutte le cose belle ed autentiche per le quali vale la pena di vivere.
C’è il problema del materialismo: Sempre più spesso misuriamo la nostra felicità con gli stessi criteri che usiamo per comprare un nuovo computer, misurandola come se essa fosse un oggetto. Pensiamo alla nostra felicità come a qualcosa che si può comprare o raggiungere in cambio di qualcos’altro. Ci aspettiamo che la felicità arrivi come una macchina o una borsa nuova, intera, senza un graffio con il migliore aspetto possibile e con qualche optional sfizioso. In più diamo un prezzo al nostro benessere, monetizziamo i nostri sforzi: se fare una cosa ci costa meno che farne un’altra a cui dovremmo dedicarci con maggiore impegno, a priori nella nostra mente scatta un click che ci fa pensare che la via più rapida sia quella da perseguire.
C’è il problema della disoccupazione: La causa principale della disoccupazione è da ricercare nello squilibrio fra l’offerta di lavoro e il volume di richieste: quando i candidati superano in numero la domanda, il tasso di disoccupazione sale. Vi sono, però, anche profonde motivazioni legate ai cicli economici che possono portare a variazioni drammatiche dell’assetto all’interno del mercato del lavoro: in un’economia in fase di recessione si ravvisa naturalmente una diminuzione della domanda di forza-lavoro. Il problema più inquietante riguarda la disoccupazione giovanile, e se il fenomeno è esteso a livello internazionale, tuttavia è in Italia che la situazione versa in condizioni disastrose. Un giovane italiano su tre è senza lavoro, per non parlare dei coetanei spagnoli e greci, dei quali uno su due è disoccupato. In base a questi dati, cosa possiamo aspettarci dal futuro che ne deriva? La situazione attuale influenzerà negativamente una serie di fattori, come le condizioni sociali, la crescita economica, i consumi, e inevitabilmente crescerà il numero dei delinquenti.
C’è, infine, il problema della crisi di valori: Viviamo in tempi di perdita dei valori umani ed è molto preoccupante sapere che le nuove generazioni cresceranno sempre più con l’idea che il valore e l’importanza di una persona possa dipendere dalle risorse economiche a disposizione, dalla posizione ricoperta all’interno della società o dalla capacità di conformarsi a mode e tendenze sempre più “sballate”. Mi chiedo che uomini e che donne saranno se basterà vendersi al miglior offerente o convincersi di poter comprare qualsiasi cosa: l’amore, la fiducia, un posto di lavoro, una poltrona in parlamento. Un esercito di insicuri con il cuore straripante di arroganza e spavalderia, esseri minuscoli con la risposta sempre pronta per colmare uno stato di vuoto interiore e di cronica insoddisfazione; costretti a costruirsi una felicità di facciata nel tentativo disperato di nascondere una profonda solitudine, in un mondo dove si è sempre più connessi, sempre più distanti. Eppure continuiamo a fingere che questo malessere esistenziale non ci appartenga. C’è la necessità, anzi l’urgenza, di trasmettere alle nuove generazioni (e non solo a loro) la rappresentazione tangibile della vera ricchezza: quella d’animo in tempo di crisi! C’è il bisogno di far capire che a renderti “signore” sono le buone maniere, l’educazione, il rispetto, l’umiltà e la gentilezza; che le cose importanti della vita non si possono comprare ma bisogna conquistarle e soprattutto meritarle; che con i soldi si compra quello che serve e non quello che conta davvero; perché l’affetto, la stima, il rispetto, la credibilità non le trovi in saldo in qualche vetrina, ma le costruisci giorno dopo giorno. Questo significa essere padroni del proprio destino. E poi c’è la dignità, un valore sacro di cui essere fieri e da custodire con cura, perché se ci sono due cose che non dovresti mai vendere nella tua vita quelle si chiamano anima e dignità.
Per risolvere tutti questi problemi, basterebbe guardarci dentro, spogliarci degli stracci di superficialità, egoismo e rancore che non portano a nulla, e vestirci con i panni dell’amore.
14 Dicembre 2023
Attraverso la Sacra Scrittura, Dio parla a noi. Dunque, il metodo giusto per una sua lettura corretta è quello dei due discepoli sulla via d’Emmaus, i quali affermarono: “«Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?»” (Luca 24,32). Gesù spiegò ai due discepoli la Scrittura ed essi videro la Bibbia in modo assolutamente nuovo. L’incontro con Cristo e con la Bibbia diede loro nuova speranza e nuova fiducia in quei momenti di difficoltà che si trovavano ad affrontare. Essi scoprirono la potenza della Bibbia, che è capace di aprire davanti a coloro che la meditano e la mettono in pratica, la strada che conduce verso un futuro splendido di Luce, verso un domani dai colori splendidi dell'arcobaleno. La Bibbia rivela Dio stesso ed il suo programma di salvezza per mezzo dell’unico Salvatore, Gesù Cristo; se usata per lo scopo per il quale Dio l’ha data, serve ad evitare il male. Infatti, il piano divino è primariamente quello di avvertire l’individuo sulle conseguenze del peccato e poi quello di fornire una cura preventiva, richiedendo l’attuazione di alcuni principi d’igiene spirituale, per non essere contaminati dal male nelle sue molteplici forme. Quando il credente ha la giusta attitudine verso la Bibbia, essa si rivela come rimedio che neutralizza l’azione del male. Nessuno mette in dubbio la forza che lo Spirito di Dio dona al credente nei momenti di difficoltà mediante la lettura e la meditazione della Bibbia, ma purtroppo alcuni la utilizzano come supporto artificiale e artificioso a sostegno delle proprie tesi, teorie ed anche eresie. In questo modo, il Sacro Libro è usato per giustificare manifestazioni di ignoranza e opinioni umane. Altri considerano la Bibbia come un portafortuna o un talismano che possiede qualche potere contro la sorte avversa, i pericoli e la morte. Questa attitudine non è dissimile da quella che si possiede nei confronti dei vari amuleti che la gente superstiziosa crede abbiano un potere magico. Il libro in sé, fatto di carta, non possiede alcun potere. È il contenuto che, se letto, accettato, creduto, ubbidito quale Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo, può essere di beneficio a tutti coloro che credono in Cristo Signore.
8 Dicembre 2023
Il Dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato nella Bolla Ineffabilis Deus del beato Pio IX nell’anno 1854, è il seguente: “La Santissima Vergine Maria, nel primo istante della sua Concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, e in vista dei meriti di Cristo Gesù Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia del peccato originale”. Gli effetti del peccato originale sono i seguenti: l’entrata della morte e della sofferenza nel genere umano; la perdita della grazia santificante e la sua mancanza per tutta la discendenza dal concepimento in poi; la perdita della chiarezza dell’intelletto e della forza della volontà; la perdita del dominio completo della ragione sulle passioni; una certa soggezione al demonio. La Santissima Vergine fu preservata non solo dal peccato originale, ma anche dal peccato personale, come dichiara il sacro Concilio di Trento: “La Chiesa sostiene che la Beata Vergine, mediante un privilegio speciale di Dio, poteva evitare tutti i peccati, anche veniali, durante tutta la sua vita. Così che può essere applicata a Lei la frase del Cantico dei Cantici: “Tutta bella sei tu, o mia diletta, e macchia non è in te (Ct. 4,7)”. Maria cominciò con tutte le sue forze ad amare il suo Dio da quando ebbe l’uso della ragione, cioè da quand’era ancora giovinetta, e così seguì a far sempre più avanzandosi nella perfezione, nell’amore, in tutta la sua vita. Tutti i suoi pensieri, i desideri, gli affetti, non furono che di Dio. Non pronunciò parola, non fece torto, non diede occhiata, non un respiro che non fosse per Dio e per la sua gloria, senza mai storcere un passo, senza mai distaccarsi un momento dall’amore Divino. La preservazione della Madonna dal peccato originale e personale sono le condizioni della sua purezza, della purezza sublime richiesta dal suo rapporto indescrivibile con Dio. Dunque, la Santa Vergine costituisce per tutti noi un modello per una vita santa, quindi non dobbiamo mai stancarci di guardare Lei, di invocarla e di imitarla nelle sue virtù. Dio volle la collaborazione di Maria per farsi Uomo, ed oggi chiede ad ognuno di noi il sì della fede e ci invita ad affidarci a Lui.
14 Novembre 2023
Dio vuole che mettiamo nelle sue mani tutto ciò che ci riguarda: i nostri ragionamenti, le nostre preoccupazioni, le nostre paure, le nostre speranze, i nostri sogni, la nostra famiglia, i nostri rapporti con gli altri,… tutto! Ma quante volte siamo in grado di appoggiarci fiduciosi e sereni alla potenza del Signore? Normalmente contiamo sulle nostre capacità, ci affidiamo alla scienza e alla tecnologia e solo nei momenti più dolorosi e difficili, quando cioè siamo proprio disperati, ci affidiamo a Lui. Nella mani di Dio è la nostra sicurezza: sono mani piagate per amore, che ci guidano sulla strada della vita e non su quella della morte. Dio con le sue mani ci ha creato dal fango, dalla creta, a sua immagine e somiglianza. Egli, dunque, non ci abbandona, ma si comporta come un papà che porta per mano i suoi figli. Sono proprio le mani di Dio che ci accompagnano nel cammino. Dio Padre ci insegna a camminare, ad andare per la strada della vita e della salvezza. Sono le mani di Dio che ci accarezzano nel momento del dolore e ci confortano. Io non riesco a immaginare il nostro Creatore che ci dà uno schiaffo. Non me lo immagino. Ci rimprovera, sì, ma mai ci ferisce. Mai! Ci carezza. Anche quando deve rimproverarci lo fa con una carezza, perché è Padre comunque. Che si creda o non si creda in Dio, e indipendentemente dall’idea che abbiamo di Lui, siamo nelle sue mani. Quelle mani curano i nostri mali spirituali, così ci sentiremo guariti e i pesi della nostra vita diventeranno ali per volare verso il Regno Celeste, come si legge nel Libro dell’Esodo, quando il Signore disse a Mosè: “...ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venirte fino a me” (Es 19,4b).
14 Ottobre 2023
È triste constatare che le nostre azioni e il nostro stile di vita non sono più sostenibili per il pianeta Terra. Anche davanti ai fatti, c’è chi nega l’evidenza della nostra responsabilità. Viviamo in un mondo che si basa solo sul denaro, e la cupidigia e la paura riescono a veicolare gran parte delle nostre scelte collettive. Il mercato e le sue esigenze dettano legge su tutto il resto. Le politiche sono svuotate del loro reale significato, le decisioni politiche sembrano basate più sull’emotività che sulla logica. L’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare uniti al terrorismo e alle minacce nucleari: questi e molti altri sono i problemi che investono la nostra realtà. È semplice negare la nostra responsabilità, è semplice vivere come stiamo facendo, ma è necessario cambiare, perché il Pianeta non riesce più a sostenerci, e ne stiamo sentendo gli effetti. Ma forse è già troppo tardi, o comunque stiamo raggiungendo il punto del “non ritorno”. Non è sufficiente indignarsi, dobbiamo appropriarci del nostro futuro. Anche se i fenomeni sono sempre più preoccupanti, non significa che dobbiamo lasciarci piegare dalla paura e dalla rassegnazione. In questa realtà che sta andando alla deriva non sembra esserci più umanità, tuttavia questa umanità esiste, solo che è sommersa da nuovi valori. Ambizione, ricchezza, acquisizione di competenze sembrano aver surclassato la solidarietà e la partecipazione. Questo può essere il momento di riscoprire una nuova umanità. Costruire una nuova umanità è possibile. Tre sono le prese di coscienza necessarie: Renderci conto che siamo una specie vivente diversa dalle altre; capire che siamo parte della natura e che ciò che facciamo alla natura si ritorce per forza contro di noi; prendere coscienza del fatto che noi umani siamo l’unica specie in grado di distruggere il Pianeta e per questo motivo ne siamo i maggiori responsabili. Cos’altro non va nel mondo? I problemi sono tanti: si va dalla solitudine dell’uomo e dalla sua alienazione indotta sia dal capitalismo sia dal socialismo al rifiuto delle leggi divine, sostituite da arroganti e a volte patetiche leggi sociologiche; dal femminismo, criticato perché reclama il diritto di applicare alla donna categorie maschili ottenendo come risultato non la sua emancipazione ma il suo snaturamento, ai sistemi educativi che, escludendo i genitori, tendono sempre più a irreggimentare i bambini trasformandoli in proprietà dello Stato. Secondo me, ciò che realmente non va nel mondo è anche il fatto che si tende a cambiare l’uomo per adattarlo alla società piuttosto che adattare la società alle esigenze dell’uomo, errore in cui perseverano sia i conservatori sia i progressisti. E poi, le guerre che causano solo morte e distruzione. Tutto questo mi fa pensare che l’uomo non è affatto un animale “ragionevole”, come ci hanno insegnato a scuola: nel mondo ci sono miliardi di “irragionevoli”! Moltissime persone sostengono che, per risolvere ogni cosa, serve solamente l’intervento di Dio. Ma non è così. Se il mondo sta andando sempre più alla deriva, siamo noi cristiani che dobbiamo seguire la rotta del Vangelo, per evitare di sfracellarci contro gli scogli dei nostri gravissimi errori. È necessario il ritorno alla famiglia tradizionale, il solo ambito in cui sia possibile un’esistenza libera e felice, e l’adozione di un sistema economico in cui la proprietà dei mezzi di produzione possa essere ripartita nel modo più ampio possibile fra la popolazione.
14 Settembre 2023
Nell’antifona d’ingresso della Santa Messa del 14 Settembre, la Chiesa fa sue le parole di San Paolo: «Di null’altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati». Oggi possiamo guardare con particolare devozione le croci che alcuni secoli fa parlavano di morte e che oggi ci parlano di vita e di libertà. Per noi cristiani, la Croce del Signore non è una tragedia, ma una fonte di salvezza. Per capire fino in fondo questo mistero, è necessario ricevere la stessa sapienza divina che la Santa Vergine ha vissuto presso la Croce del suo Figlio Gesù. Esaltare la Santa Croce vuol dire entrare in comunione con la totalità dell’amore incondizionato di Dio per noi. Abbracciare le nostre croci è un atto di fede per il quale vogliamo vivere soltanto dell’amore che ci offre Cristo. La festa di oggi è un invito a essere generosi, a unirci a Gesù che ci aspetta per concederci la stessa capacità di vivere sempre con amore, senza dare spazio alle conseguenze del peccato. Sulla Croce il Signore restaura la natura ferita dell’uomo: davanti alla più grande ingiustizia, Gesù non permette che nel cuore umano nascano il risentimento, la disobbedienza, l’odio, ecc. Cristo crocifisso ricrea l’uomo, e la nuova vita ce la dona nei Sacramenti. Perciò, caricarsi della Croce non consiste solamente nel sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma nel portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. Così l’impegno di “prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo. Possiamo rivolgerci alla Madonna, al suo Cuore, con coraggio e decisione, pregandola di unirci al suo dolore, in riparazione dei nostri peccati. Chiediamole che il suo dolore faccia crescere in noi l’avversione al peccato, e che sappiamo amare, come espiazione, le contrarietà fisiche o morali di ogni giornata.
14 Agosto 2023
È inutile negarlo: stiamo vivendo tempi molto brutti, forse i più brutti dalla creazione del mondo, tempi in cui l’umanità cammina verso l’autodistruzione. Per salvarci, dobbiamo mantenere le dovute distanze dai falsi insegnamenti e dalle false tecnologie. Il credente è chiamato a stare in guardia, a fare attenzione, deve essere sempre pronto a discernere il bene dal male, le false dottrine da quelle vere. È giunto il tempo di intervenire e lottare, di aprire le nostre bocche e demolire gli insegnamenti stolti, lasciando un fondamento per degli insegnamenti biblici solidi che salveranno i perduti e fortificheranno i credenti. Bisogna stare alla larga anche dalle false tecnologie. Vorrei evidenziare soprattutto quella che riguarda la cosiddetta “intelligenza artificiale”. Già nel 2018 uno studio congiunto delle università di Oxford e Cambridge riportava, tra i principali rischi dell'utilizzo dell’intelligenza artificiale, la manipolazione sociale. Solo un timore fino a pochi anni fa, diventato da tempo realtà. Si pensi poi ai deep fake, più volte assurti agli onori della cronaca nell’ultimo anno, poiché utilizzati per “drogare” la comunicazione e l’informazione politica e sociale. L’intelligenza artificiale applicata a software di ultima generazione permette, di fatto, di sovrapporre il volto di una persona a quello di un’altra in un video, campionando anche la voce, per un risultato a volte sbalorditivo, che occhi e orecchie poco allenate finiscono per giudicare reale. Il rischio concreto è non essere in grado di distinguere il vero da ciò che non lo è. U altro rischio che corriamo con l’intelligenza artificiale sembra riguardare la privacy e, soprattutto, la sicurezza internazionale. Dunque, amici, come possiamo salvarci da questi pericoli? Il modo migliore per assicurarci la salvezza è quello di vivere secondo le Beatitudini evangeliche, alle quali purtroppo il mondo di oggi ha voltato le spalle. Esse sono una parte molto conosciuta del Discorso della Montagna di Gesù e riportate dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,3-12). Sono considerate dai credenti un modello per vivere secondo gli insegnamenti evangelici. Le Beatitudini, infatti, descrivono le caratteristiche per essere veramente felici, per vivere nel Regno di Dio. Esse rappresentano la persona di Gesù e sono l’identità del cristiano. Il cristiano che vive secondo questi insegnamenti è consapevole di portare la croce della vittoria, l’emblema della risurrezione. Occorre povertà in spirito, mitezza, mansuetudine, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. È un invito alla felicità e a quella vera gioia che riempie l’animo e lo immerge in un oceano di pace e tranquillità. Gesù si rivolge alla volontà dell’uomo e spiega che trovarsi nello stato di povertà, di sofferenza o di purezza non sia sufficiente per raggiungere le Beatitudini; occorre desiderare e amare queste condizioni. Per il Maestro non è importante l’oggetto del fare, ma lo spirito con cui si opera. Pertanto, alla luce di questo divino insegnamento, il cristiano deve agire illuminato dalla fede, dalla speranza, dalla carità e dalla Luce che Gesù concede solo a chi sta in comunione con Lui; mentre l’uomo che si affeziona ai piaceri e ai desideri della carne sarà sempre guidato dalla concupiscenza. Le Beatitudini orientano l’anima cristiana a staccarsi da qualsiasi bene temporale; questa separazione origina un vuoto interiore che dovrà essere riempito dall’amore sublime di Gesù. Difatti non si può salire con Gesù dalla terra sino alle più alte vette spirituali della contemplazione, se si è pervasi e assoggettati da pensieri carnali: quello che Gesù desidera farci raggiungere, attraverso il cammino delle Beatitudini, è un luogo inondato da una luce purissima, immerso in una sublime verità, dove tutte le ombre malvagie si dissolvono, dove è possibile tutto ciò che non può essere visibile a chi permane incatenato alle sue concupiscenze.
14 Luglio 2023
In questo tempo di scristianizzazione, si rende necessaria la diffusione di quella devozione che è alla base di tutto il Cristanesimo e che rischia di venire ritenuta poco consona alla sensibilità dell’uomo moderno: mi riferisco alla devozione al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, devozione che nasce con il Cristianesimo stesso. Il Sangue di Cristo è la chiave del Paradiso; è proprio per mezzo di quel Sangue che le porte del Cielo si spalancano agli uomini di buona volontà. Contemplando le piaghe del Crocifisso, capiamo che il Signore non ci ha abbandonato, ha dato la vita per noi, ci ama, e così non perdiamo la speranza. Di quel Sangue sarebbe bastata solo qualche goccia, ma nostro Signore non volle risparmiarsi e lo spese tutto: quando Longino gli trafisse il Cuore, ne uscirono le ultime stille, da un corpo completamente svuotato! Tuttavia l’Amore di Dio non si esaurì sul Golgota. Egli, attraverso l’istituzione della Santa Messa, ci assicurò che quello stesso Sangue sarebbe stato offerto ogni giorno all’Eterno Padre sui Santi Altari. Tutte le devozioni cristiane nascono e si intrecciano con quella del Preziosissimo Sangue, prima fra tutte quella della SS. Eucarestia, il Mistero dei misteri, il Miracolo dei miracoli, attraverso cui le anime mangiano il Corpo di Gesù e ne bevono il Sangue. Numerosi miracoli eucaristici hanno focalizzato l’attenzione dei Cristiani, come quello accaduto qui a Gioiosa Ionica, nella nostra cappellina, alla presenza di tante persone (compreso il sacerdote che faceva le comunioni), quando, ricevendo io la particola, essa si è trasformata in un pezzettino di carne insaguinata. Poi, masticandola, dalla sua consistenza mi son reso conto che si trattava di un frammento del Cuore di Gesù. Come possiamo notare, si verificano prodigi che continuano nel tempo, anche nel nostro tempo, a parlare ai nostri sensi e all’intelligenza. Parlano anche alla “scienza”, che non può ignorarli, anche se non può o non sa dare delle risposte. Sono prodigi che ci aiutano a rafforzare la fede e a contemplare con gli occhi dell’amore di Cristo, permettendoci così di rinascere a nuova vita.
14 Giugno 2023
Fra i vari tipi di profanazione c’è il sacrilegio, cioè l’oltraggio recato a ciò che è sacro. Quello più grave e più frequente, che offende maggiormente l’immenso Amore di Dio, è il sacrilegio contro l’Eucaristia, la realtà più santa della Chiesa. Nella storia della Chiesa non c’è mai stato un tempo in cui il Santissimo Sacramento sia stato abusato e oltraggiato in misura così allarmante e grave come negli ultimi decenni. Questi abusi sono aggravati dalla pratica diffusa di fedeli che, non avendo ricevuto il sacramento della penitenza per molti anni, ricevono comunque regolarmente la Santa Comunione. Uno degli abusi della Santa Eucaristia consiste nell’ammissione alla Santa Comunione delle coppie che vivono in uno stato pubblico e oggettivo di adulterio, violando in tal modo i loro indissolubili legami matrimoniali sacramentali validi, come nel caso del cosiddetto “divorziato e risposato”; tale ammissione è in alcune regioni ufficialmente legalizzata da norme specifiche. Oltre a questi abusi, viene praticata l’ammissione ufficiale alla Santa Comunione di coniugi protestanti nei matrimoni misti, per esempio in alcune diocesi tedesche. Dietro questo genere di atti sacrileghi, si celano troppo spesso interessi esoterici, se non l’ombra tenebrosa delle sette sataniche. Stregoni, cartomanti e operatori dell’occulto pensano di poter rendere più efficace la loro magia se sfruttano i presunti “poteri” del Pane Celeste per creare filtri e pozioni, che poi vendono ad altissimo prezzo. Peggio ancora quando il “Santissimo” cade nelle mani dei satanisti che lo usano (e abusano) nei loro blasfemi e indicibili riti, per evocare il diavolo insultando e calpestando Dio durante le messe nere. Si tratta di imitazioni delle celebrazioni cristiane, ma nelle quali si adora il maligno e non il Signore, il tutto associato a bestemmie, orge, gesti di autolesionismo, sacrifici di animali, come gatti neri e corvi. Le bestiole vengono uccise e bruciate; gli adepti mangiano la loro carne e ne bevono il sangue mescolato al vino. In tali ambienti, l’Ostia consacrata, unita a sostanze stupefacenti, è considerata la “comunione di Satana”. Secondo alcuni studiosi, per officiare una messa nera sono necessari anche liquidi sia maschili che femminili (sperma e sangue mestruale). Altri elementi ritenuti indispensabili, affinché il rito sia efficace, sono i seguenti: la presenza di una croce rovesciata e il saluto “Ave Satanas”. Spesso c’è anche la presenza di una donna nuda, usata come altare e che viene violentata prima dal sacerdote e poi dagli altri partecipanti. Il Nemico, il Menzognero, illude gli adepti con false promesse di potere, successo, ricchezza e soddisfazione sessuale. Ma in tal modo gli individui vengono indotti a fare e farsi del male entrando in circuiti estremamente pericolosi per la salute del corpo, della mente e dello spirito. Tuttavia c’è un modo per espiare questi sacrilegi: offrire tutte le nostre Comunioni e le nostre opere buone con tale intenzione.
28 Maggio 2023 (Pentecoste)
Lo Spirito Santo è la terza Persona della Trinità; non è separato da Dio Padre e da Gesù, ma tutti e tre sono uniti formando un unico Dio. Se permettiamo che lo Spirito Santo prenda padronanza di tutto il nostro essere, possiamo sentirci sicuri, perché Egli ci aiuta a discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Quando una scelta ci sembra inspiegabilmente buona e giusta, ciò significa che lo Spirito Santo ci sta aiutando a riconoscere la verità. I nostri sentimenti spirituali possono guidare le nostre scelte e le nostre decisioni. A volte possono addirittura metterci in guardia o aiutarci a evitare i pericoli. Il nostro Consolatore è una fonte di conforto quando siamo tristi o ci sentiamo soli, può calmare le nostre paure e può aiutarci a sentirci in pace quando siamo addolorati. Se chiediamo conforto a Dio, possiamo sentire il potere del Paraclito. Capiremo, allora, in modo approfondito, che il Signore sceglie sempre i fragili e vuole che mettiamo a disposizione tutto ciò che è racchiuso nel nostro cuore, per essere poi Lui a fare prodigi di grazia e di misericordia. Come nostro Maestro, lo Spirito ci aiuta ad apprendere lezioni che possono cambiare in meglio la nostra vita. In tal modo, tutto sarà più facile, perché ogni nostra aspettativa è riposta nel Signore e la nostra speranza nella sua grazia. Inoltre, Egli rafforza il nostro carattere: Quando avvertiamo e ascoltiamo lo Spirito Santo, progrediamo personalmente, diventiamo più simili a Gesù e affrontiamo la vita con amore, gioia, fede e bontà maggiori. I frutti dello Spirito sono: amore, gioia, pace, bontà, fedeltà, dolcezza e tanti altri. Dio comunica con noi attraverso lo Spirito Santo, infatti possiamo percepirlo sotto forma di pensieri positivi o buone idee, oppure di sentimenti di pace e conforto. I pensieri positivi indicano che Dio ci sta incoraggiando, mostrandoci la verità e la giusta direzione. Ognuno di noi sente lo Spirito Santo in modo diverso. A volte, come viene descritto nella Bibbia, è un suono dolce e sommesso che sembra quasi sussurrare alla nostra mente. Se vogliamo aprirci di più allo Spirito Santo, è utile pregare e meditare spesso in un luogo tranquillo. Possiamo avvertire la sua presenza anche quando leggiamo le Scritture. Ogni volta che dedichiamo del tempo allo studio della divina Parola, dimostriamo a Dio che vogliamo davvero conoscerlo e imparare da Lui.
14 Maggio 2023
Nella vita di ognuno di noi si fanno delle scelte. Tra queste, ci sono le cosiddette “vocazioni”. Il messaggio della Santa Vergine parla in modo particolare di due vocazioni: quella al sacerdozio e quella al matrimonio. Entrambe sono molto importanti per la società. Purtroppo, però, nella crisi che attraversa oggi tutta l’umanità, tanti sacerdoti e tanti genitori sembrano disorientati. Non a caso la Madonna ha chiesto di pregare tanto per loro. L’uomo che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una grande responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun altro. Non lo si può paragonare al maestro che insegna, al catechista che predica, al medico che guarisce; no, perché il sacerdote è sacramento, è segno visibile della grazia. Lui è segno che la Chiesa sta camminando sulla strada giusta, che il Signore non l’ha lasciata sola. Ecco il motivo per cui ogni sacerdote è un grande dono. Molti sacerdoti, però, sono disorientati, e così molti genitori. Dobbiamo levare le mani, congiungerle e pregare intensamente per loro, se vogliamo avere santi sacerdoti, dal cui cuore inizia il rinnovamento del mondo, e santi genitori, dal cui cuore inizia il rinnovamento delle famiglie. La nostra chiamata è essere santi, tutto il resto è un vuoto inutile, è un correre in tondo, è un vento che si disperde. Essere santi è del tutto normale, come il frutto sull’albero: è normale dare frutto, è normale darlo buono, è normale che la nostra vita sia fruttuosa per gli altri. Se Dio è Santo, è inevitabile che ci chiami, allora, a essere santi. Ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo sacerdote, ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e questo avviene ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un santo sacerdote vedi delle comunità ricche di giovani che fondano il loro cammino in una certezza. Ogni volta che la Chiesa ha avuto santi genitori, ha potuto contare sulla forza delle famiglie; dove invece ci sono stati genitori lontani dalla santità, le famiglie si sono autodistrutte.
14 Aprile 2023
A quanto pare, ci troviamo ormai negli ultimi tempi, quelli in cui si combatte la battaglia decisiva di Satana contro l’umanità e la Chiesa. Dunque, siamo agli sgoccioli, teniamoci pronti. È lo scontro finale, da cui una parte uscirà vittoriosa e l’altra sconfitta. Dobbiamo scegliere da che parte stare, se con Dio o con il diavolo. Non c’è altra possibilità. Dio ci offre l’ultima possibilità di salvezza: l’intervento della sua Santissima Madre. Il manifestarsi di Maria Santissima, attraverso il moltiplicarsi delle sue apparizioni nel mondo, sta comunque depotenziando satana e smascherando le sue losche trame. E questo è già un inizio di vittoria. Il Montfort diceva: «Maria deve risplendere più che mai in misericordia, in forza e in grazia in questi ultimi tempi: in misericordia, per ricondurre e ricevere amorosamente i poveri peccatori e gli sviati che si convertiranno e ritorneranno alla Chiesa cattolica; in forza contro i nemici di Dio, gli idolatri, gli scismatici, i maomettani, gli ebrei e gli empi induriti, che si ribelleranno terribilmente per sedurre e far cadere, con promesse e minacce, tutti quelli che saranno loro contrari; infine ella dovrà risplendere in grazia, per animare e sostenere i valorosi soldati e fedeli servi di Gesù Cristo che combatteranno per i suoi interessi». Comparando queste riflessioni profetiche del Montfort con il fenomeno delle apparizioni mariane è giocoforza riconoscere che è soprattutto mediante di esse che si sta realizzando tale presenza e tale determinante attività mediatrice di Maria nel mondo in cui, appunto, sta risplendendo come aurora che annnuncia il Sole, in misericordia, forza e grazia. Sia il testo della Genesi che quello dell’Apocalisse indicano chiaramente che Dio non pose inimicizia soltanto tra Maria e il demonio, ma tra la stirpe della Santa Vergine e la stirpe del demonio; cioè Dio pose antipatie e odi segreti tra i veri figli e servi della santa Vergine e i figli e schiavi del diavolo. La Serva di Dio Teresa Neumann, mistica bavarese, nelle sue visioni ha visto il massimo potere e dominio delle incarnazioni sataniche in un tempo da lei definito “età di Caino”, che comprende anche il drammatico periodo storico che stiamo vivendo adesso: «Vedo rovesciare sulla terra una cesta piena di serpenti, che strisciano sulle città e sulle campagne, distruggendo tutto. Sarà in questa età di Caino che trionferanno l’ignoranza, il disprezzo per la cultura, l’arroganza, la superbia, la violenza, il materialismo». Ma l’umile Maria avrà vittoria così grande sopra il superbo demonio, da giungere fino a schiacciargli la testa, nella quale risiede la sua superbia; manderà a monte i suoi piani infernali, dissiperà i suoi consigli diabolici e difenderà fino alla fine del mondo i suoi servi fedeli dai suoi crudeli artigli. In questa lotta contro il male, anche noi cristiani dobbiamo scendere in campo con le nostre armi. E quali sono le nostre armi? Ce lo dice suor Lucia di Fatima, che in un’intervista rilasciata al sacerdote messicano padre Agustin Fuentes affermava che la Madonna ha detto a lei ed ai suoi cugini che il Signore aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male: il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria.
9 Aprile 2023
È importante per noi cristiani sapere che non possiamo celebrare la Santa Pasqua da soli. Questa festa costituisce il cuore della nostra fede, quindi è necessario per noi vivere la Pasqua di Gesù, crocifisso e risorto, in comunione con i nostri fratelli, per formare un solo corpo, una comunità. Anche se per qualsiasi motivo siamo costretti a vivere la Pasqua in modo “casalingo”, come è successo nel periodo della pandemia, lo spazio della casa deve diventare luogo della nostra liturgia, del nostro celebrare, dell’incontro con il Signore. La vera liturgia è l’amore verso il prossimo, attraverso il quale ci accorgiamo di essere affidati gli uni agli altri. Le relazioni più intime con le persone con cui viviamo possono diventare tempio del Signore, cioè luogo in cui Dio viene ad abitare e si fa riconoscere. Accade già, ogni giorno, nella condivisione del cibo, nella cura del corpo, nella malattia, nell’amore… Ma ora tutto questo può essere celebrato in memoria della Pasqua di Gesù, che opera in mezzo a noi con il suo Spirito che crea comunione, perdono, carità, giustizia e fraternità. Non perdiamo, dunque, l’occasione di vivere la Pasqua anche nella semplicità e intimità delle nostre case, attorno alla tavola di famiglia, sentendoci in comunione con tante persone, vicine e lontane, che condividono la nostra stessa fede: sarà il modo per rendere più vero l’incontro con Gesù crocifisso e risorto, che è la nostra speranza. Insomma, la sfida a cui siamo chiamati è quella di far risaltare, anche nella vita domestica, tutti quei gesti e quei riti possibili, capaci di portare la nostra vita alla sua sorgente. Sono gesti e riti che rimandano alla sfera personale del cuore e alla dimensione comunitaria della casa, per cui alla domanda di noi discepoli “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”, Gesù sembra che ci risponda così: “Desidero far Pasqua a casa tua, nel tuo cuore, in mezzo ai tuoi affetti”. Fratelli, il nostro desiderio deve essere quello di camminare con lo sguardo fisso verso quel luogo a cui il cuore tende: la Gerusalemme celeste, magari camminando lentamente, ma insieme.
7 Aprile 2023 (Gesù)
La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si è lasciato inchiodare, povero e nudo, per morire d’amore. Qualsiasi uomo, potendolo, scenderebbe dalla croce. Gesù no. Solo Dio, il nostro Dio, non scende dal legno. Lui è diverso: è il Dio che entra nella tragedia umana, entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con Lui e come Lui. La crocifissione di Gesù è il suo supremo atto d’amore. Il Cristo, dalla croce, ci insegna come dobbiamo amare. Il nostro, però, non deve essere un amore fatto di teorie, parole, banalità, bensì un amore fatto di gesti semplici, concreti, veri. L’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l’Amato. Qualsiasi altro gesto ci conferma una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio, è lo svelamento supremo del Creatore. La croce è l’abisso dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco e divampa. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore perfetto. La croce è l’immagine più pura, più alta, più bella che Dio ha dato di se stesso. A noi la croce fa paura, vorremmo evitarla, ma seguire Gesù significa inevitabilmente accettare la croce che si pone davanti a noi. E alla Madonna - che sa, per averlo provato, come si sta accanto alla croce - dobbiamo chiedere la grazia di non fuggire davanti a essa, anche se ne abbiamo timore. La croce di Gesù ci insegna a non temere i momenti brutti, che possono essere illuminati proprio da quel legno, segno della vittoria di Dio sul male. Voglio concludere dicendo una cosa molto importante: la croce è una tappa obbligatoria del nostro essere cristiani, perché senza il cammino della croce non arriviamo alla risurrezione.
31 Marzo 2023 (Gesù)
Noi esseri umani veniamo da Dio Padre, Creatore dell’universo; veniamo dal suo regno e portiamo con noi le tavole della sua legge, quelle che contengono i Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè sulla vetta del Monte Sinai. Il Decalogo, dono che Dio ci ha fatto come luce per i nostri passi, deve essere un’opzione per la vita. È come se Dio parlasse a ciascuno di noi dicendoci: «Io metto davanti a te la vita e la morte, il bene e il male, e ti ordino di osservare i miei comandamenti perché tu possa vivere. Devono essere il punto di riferimento, il punto di partenza della vita morale». Assieme al Decalogo, noi cristiani abbiamo anche le Beatitudini evangeliche - cioè una parte molto conosciuta del cosiddetto “Discorso della Montagna” - e riportate dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 3-12). Esse sono considerate dai credenti un modello per vivere secondo gli insegnamenti del Maestro. Le Beatitudini, infatti, descrivono le caratteristiche per essere veramente felici. Quelli che le vivono sono i beati, cioè i gioiosi, coloro che vivono nel Regno di Dio. Le Beatitudini sono l’identità del cristiano; il cristiano che vive secondo questi insegnamenti è consapevole di portare la croce della vittoria, l’emblema della risurrezione. Nonostante abbiamo ricevuto questi due doni - il primo regalatoci da Dio Padre e il secondo dal Figlio - il nostro cammino terreno risulta veramente difficile, angusto e pieno di insidie, mentre proviamo in noi la nostalgia del cielo. Durante la nostra vita terrena, ancora non siamo riusciti a trovare qualcuno che possa darci una mano per superare le nostre difficoltà; eppure ci siamo rivolti a persone di ogni tipo: politici, medici, perfino sacerdoti, ma… nulla di fatto! E questo succede perché non siamo ricorsi all’Unico che può aiutarci veramente: Gesù, il nuovo Profeta venuto sulla terra per soccorrerci e portarci nel calore del suo amore; venuto per ravvivare quel fuoco che abbiamo dentro di noi, che ora è una piccolissima fiammella, se non addirittura spento e coperto di cenere.
24 Marzo 2023 (Gesù)
La morte è una realtà che fa parte dell’essere creaturale dell’uomo e a cui non ci si può sottrarre; è un mistero che, prima o poi, entra nelle nostre case. Naturalmente, quando a morire è una persona cara, non mancano le lacrime, come non mancano gli affetti. Capita spesso che, in occasione di un lutto, la famiglia riscopra la grazia di riunirsi, di stringersi a partire dal dolore che lascia muti, ma lascia intatta la grazia di una vicinanza silenziosa e discreta. La morte ci dà anche un’altra opportunità: quella di dire sì a un dono misterioso che ci viene da Dio, a una realtà che, seppur difficile, ci offre l’occasione dell’incontro col divino. Significa appartenere completamente a Dio, nascere a una vita e a un amore che sono eterni; ha più a che fare con il vedere appagati i desideri più profondi del nostro cuore, che con le condizioni del nostro corpo. Affrontare la morte intesa in questo modo è tutt’altro che un esercizio lugubre e deprimente. Al contrario, si rivela un modo per celebrare la nostra vita di figli prediletti di Dio, così da vivere i giorni che ci restano, pochi o tanti che siano, come giorni di costante apertura a ciò che verrà. Il Dio che ci ha creati e che ci ha chiamati “prediletti” ancor prima che nascessimo, vive con noi e in noi. Nulla può separarci da quell’amore di Dio in Cristo, neppure la realtà - che in genere preferiamo ignorare o eludere - della morte. Per vivere con gioia la vita e anche la morte dobbiamo dunque imparare a discernere in ogni circostanza la voce del divino amore. E questo può succedere anche quando leggiamo o ascoltiamo la divina Parola, ch’è una Parola eterna, capace di aprire uno squarcio di luce sul mistero della della morte: : “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà” (Gv. 11,25). In occasione di un lutto, è bene unire le voci dei presenti per innalzare a Dio una fiduciosa preghiera per il defunto, affinché l’ombra della morte sia dissipata dalla luce della risurrezione di Cristo e i cuori si aprano alla speranza. Così sembrerà di ascoltare la voce dello stesso defunto che, rivolgendosi a coloro che piangono, dice: “Non piangete per la mia dipartita. Se voi conosceste il mistero immenso del cielo dove ora vivo; se voi poteste vedere e sentire ciò che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in quella luce che tutto investe e penetra, non piangereste. Sono ormai assorbito dall’incanto di Dio, dalla sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto. Mi è rimasto l’affetto per voi. Ci siamo visti e amati nel tempo: ma tutto era allora fugace e limitato. Ora vivo nella serena speranza e nella gioiosa attesa del vostro arrivo tra noi”.
17 Marzo 2023 (Gesù)
La felicità è forse una delle mete più ambite, desiderate, sognate, perseguite in tutta la nostra vita. In fondo, a pensarci bene, tutto quello che facciamo nella vita privata, in coppia, in famiglia, da soli, nel tempo libero, al lavoro, è finalizzato a farci stare bene e a creare dentro di noi emozioni e pensieri positivi che ci rendono felici. Interrogarsi sulla felicità e come raggiungerla è nella nostra natura. Questo argomento spazia dalle scelte più importanti - il percorso di studi, il lavoro, il luogo nel quale abitare o se portare avanti una relazione o meno - fino ad arrivare anche a scelte meno incisive: che film guardare o cosa mangiare per cena. Oltre all’aspetto individuale, la condizione della nostra felicità è anche strettamente legata alla situazione sociale, politica ed economica nella quale viviamo. Il pensiero predominante, però, è che l’essere felici dipenda principalmente dai beni che possediamo o da altri idoli. In questa condizione rischiamo di alimentare un circolo vizioso, nel quale siamo dominati dai desideri e dalle illusioni e che ci ostacola nella crescita personale e nel raggiungimento di una vera felicità. Se saremo capaci di sradicare gli attaccamenti e le illusioni legati ai desideri, comprenderemo come questo sia il punto di partenza grazie al quale ci potremo sviluppare e fortificare. La vera felicità comporta l’essere attenti, consapevoli, la capacità di vivere il momento presente, goderne, senza desiderare altro e sapendo che finirà. È un processo che ciascuno di noi costruisce attivamente lavorando sulla propria autoconsapevolezza. Anche se non esiste una unica via verso la felicità valida per tutti, alcune componenti sono fondamentali per essa: provare emozioni positive, ad esempio pace, gratitudine, piacere, speranza, curiosità, amore, essere impegnati con tutto se stessi in un’attività coinvolgente, alimentare relazioni positive, svolgere attività che per noi abbiamo un significato, migliorare se stessi, realizzarsi nella vita privata e/o nel lavoro e la capacità di declinare questi aspetti in modo del tutto personale nella propria vita. Rimuovere gli ostacoli, per lo più in forma di pensieri ed emozioni negative, che ci impediscono di essere felici può essere un ottimo modo per alimentare la nostra felicità. Quali convinzioni errate ci impediscono di essere felici? Tutti noi abbiamo le nostre convinzioni, i pregiudizi, gli schemi di pensiero attraverso i quali interpretiamo la realtà e agiamo. Se questi pensieri sono disfunzionali o palesemente errati, possono suscitare in noi ulteriori pensieri negativi e distorti e condurci ad azioni che non ci consentono di essere felici. La felicità arriva quando si sceglie di cambiare vita.
14 Marzo 2023
Il messaggio di Maria ci invita a riflettere sull’importanza della benedizione impartita da un prete, da un vescovo o dal papa. La benedizione sacerdotale attinge dalle ricchezze infinite del Cuore di Gesù, perciò ha una forza salvifica e santificante, una potenza esorcizzante e protettiva. Cristo stesso vuole operare con grande forza mediante la benedizione fatta dai sacerdoti, uomini deboli. Come un tempo Egli andava benedicendo mentre percorreva le strade della Palestina, così vuole che i sacerdoti continuino a benedire. Inoltre, con ogni benedizione che danno, aumenta la loro forza benedicente e cresce il loro zelo nel benedire. Tutto ciò li riempie di ottimismo e di gioia! E questi sentimenti crescono ad ogni benedizione che donano con fede. Anche quando è pronunciata da laici, si tratta pur sempre di benedizione divina. Con questa semplice azione, Dio benedice la nostra umana esistenza, e presto scopriamo che essa possiede una forza speciale che ci accompagna per tutta la vita e dispone il nostro cuore a lasciarsi cambiare da Dio. Nulla potrà mai cancellare la prima impronta del Creatore, un’impronta di bontà che Egli ha posto nel mondo, nella natura umana, in tutti noi: la capacità di benedire e il fatto di essere benedetti. La benedizione di Dio si muove in due sensi: respinge il potere delle tenebre, che è entrato nel mondo per mezzo del peccato, e dona a noi quella vita che ci unisce con l’origine di ogni vita, con la Santissima Trinità. La speranza del mondo risiede completamente nella benedizione di Dio: Lui continua a volerci bene, Lui per primo continua a sperare il nostro bene. La grande benedizione di Dio è Gesù Cristo, il suo Figlio, il suo grande Dono: è una benedizione per tutta l’umanità, è una benedizione che ha salvato tutti noi. Lui è la Parola eterna con la quale il Padre ci ha benedetto “mentre eravamo ancora peccatori” (Rm 5,8), Parola fatta carne e offerta per noi sulla Croce. Anche noi laici, quando siamo figli della benedizione, diventiamo bendizione per gli altri. A Dio che ci benedice, anche noi rispondiamo benedicendo: il nostro cuore può rispondere benedicendo i nostri fratelli, il mondo, tutto il creato, ma soprattutto Colui che è la sorgente di ogni benedizione.
10 Marzo 2023 (Gesù)
Come tutti sappiamo, il Messia si chiama Gesù, nome che gli fu imposto da Giuseppe dopo che l’angelo di Dio in sogno gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1,20-21). È un nome che deriva dall’ebraico Yeshua e significa “Dio è salvezza”. E poiché il Messia è il nostro unico Salvatore, il suo nome deve appassionarci fino alle lacrime. Inoltre, dobbiamo tenere sempre ben impressa negli occhi e nella mente la sua vita, perché tutto ciò che Lui ha fatto lo ha fatto per noi. La nostra felicità è sapere che noi abbiamo una stabile e gioiosa dimora nel suo Cuore, che diventa anche il nostro Paradiso. Tutta la nostra esistenza dev’essere piena dei suoi insegnamenti e delle sue leggi, perché siano una luce che brilla, illuminando i nostri occhi e vivificando il nostro intelletto. Ciò significa vivere in Cristo, anche se “Tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo saranno perseguitati” (2 Timoteo 3,12). Se noi cristiani non soffriamo di qualche tipo di persecuzione, vuol dire che non stiamo facendo un ottimo lavoro per combattere la buona battaglia della fede. Quando i nostri nemici maliziosamente ci attaccano, dobbiamo rallegrarci, perché significa che stiamo facendo qualcosa di giusto per Dio. Non lo facciamo per soldi, non vendiamo nulla. Questa è l’opera di Dio. Non importa cosa la gente pensa di noi. Desideriamo solo che la gente sappia che Gesù è il Redentore, Signore e Salvatore, che ha dato la sua vita per pagare il nostro debito di peccato! Dio ha bisogno di soldati cristiani che si battono per portare il Vangelo di Cristo. Siamo in una guerra spirituale, ma, purtroppo, tantissimi cristiani non lo sanno. L’apostolo Paolo ci dice di “combattere” la buona battaglia della fede. La vita cristiana non è una gita nei giardini fioriti, ma è una lotta, una continua guerra. “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Timoteo 6,12).
3 Marzo 2023 (Gesù)
La Quaresima, oltre che tempo di conversione, è anche tempo di purificazione, digiuno e penitenza. Della conversione abbiamo già parlato venerdì scorso. Per quanto concerne la purificazione, la prima è quella dal peccato; il mezzo: il sacramento della penitenza. È necessario che cerchiamo un buon confessore; serviamoci anche di qualche libretto scritto a questo scopo; leggiamo con attenzione e notiamo, punto per punto, dove abbiamo mancato, cominciando da quando abbiamo avuto l’uso della ragione fino ad oggi. Se ci fidiamo poco della memoria, mettiamo per iscritto quello che abbiamo trovato. Una volta trovate e messe insieme le brutture peccaminose della nostra coscienza, detestiamole e respingiamole con un pentimento e un dispiacere grandi quanto il nostro cuore riesce a concepire. Per quanto riguarda il digiuno, basta fare il digiuno dalle sigarette, dal cibo (dalla colazione, da un dolce, dal cappuccino al bar), dalla TV, dal cellulare, ecc. Il digiuno va inteso come uno sforzo che ci aiuta a spezzare le catene del peccato. Ciò consente di aprici a Dio e agli altri dedicando anche più spazio alla preghiera e giungere davvero rinnovati ad accogliere il Risorto. Il digiuno quaresimale è segno del nostro vivere la Parola di Dio. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio, sull’esempio di Cristo, che disse: “Mio cibo è fare la volontà del Padre”; nutrirsi vuol dire, poi, viverla. “Non digiuniamo per la Pasqua, né per la croce, ma per i nostri peccati” afferma san Giovanni Crisostomo. Espiare vuol dire rimediare al nostro male con il bene. Sant’Agostino dice: “Il digiuno veramente grande, quello che impegna tutti gli uomini, è l’astinenza dalle ingiustizie, dai peccati e dai piaceri illeciti del mondo”. In sintesi: la mortificazione del corpo. “Mortificare” vuol dire dominare il corpo, segno della conversione dello spirito. Infine, riguardo la penitenza, cosa facciamo? Rimaniamo zitti ad una provocazione, offriamo una mortificazione, avviciniamoci al fratello che abbiamo offeso, ripristiniamo la giustizia che è stata violata, doniamo a chi chiede, perdoniamo chi ci ha fatto del male, alzimoci di notte e vegliamo con Gesù per mezz’ora, o attendiamo svegli in preghiera sino ad una certa ora per poi riposare. Tutte queste cose faranno sì che anche per noi il Padre aprirà i cieli, si chinerà su di noi e a ciascuno dirà: “Tu sei il mio figlio prediletto”. Se noi ci fermiamo sotto la luce di Dio, ci sentiremo più uniti a Gesù Cristo e sentiremo Gesù Cristo in noi.
24 Febbraio 2023 (Gesù)
Il tempo quaresimale che abbiamo iniziato ci invita ad intraprendere un cammino di conversione del cuore per accogliere con docilità l’invito di Gesù: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Non bisogna, però, distorcere queste parole nel loro significato più profondo, più vero e più bello. Si tratta di un itinerario che richiede fatica interiore e vigilanza, orientato al nostro progresso spirituale, ma è soprattutto il tempo di un rinnovato amore per Gesù, per Lui che è il nostro Tutto, il nostro Sposo divino. È un cammino di preghiera, di ascolto della Parola, di discernimento nelle scelte della vita, attraverso il digiuno e la penitenza, per purificare il nostro cuore e orientarlo all’incontro con Cristo. Tutto ciò implica una lotta contro quelle situazioni che ci impediscono di vivere l’adesione a Dio con cuore puro e di ottenere un’esistenza pacificata. Oggi dobbiamo aggiungere altre forme moderne di digiuno, limitando o evitando l’uso di quelle espressioni di godimento immediato assai diffuse, come i programmi televisivi, l’eccessiva dipendenza dalla navigazione sui social network, il pettegolezzo nelle conversazioni, il gioco d’azzardo e quanto si presenta come diversivo, ma non finalizzato alla nostra crescita umana e spirituale. Il cammino quaresimale è certamente un tempo provvidenziale per liberarci dai tanti pesi fastidiosi e inutili, che impediscono la realizzazione nella nostra vita di un nuovo “esodo” che impegna il cuore e la mente e apre la strada della riconciliazione con Dio e con i fratelli. Per questo è necessario intensificare la preghiera che ci spinge a chiedere a Dio misericordia e sostegno nel cammino di conversione. Il desiderio della conversione attesta la perenne giovinezza della fede cristiana, sempre pronta a rinnovarsi perché radicata nel mistero di morte e di risurrezione di Cristo Signore.
14 Febbraio 2023
La vita è fatta di tante scelte, ognuna delle quali determina qualcosa nell’andamento della nostra storia personale. Si scelgono gli amici, si sceglie la scuola da frequentare, si sceglie il lavoro da fare, si sceglie chi sposare, si sceglie come passare il tempo libero, si sceglie dove vivere... e molto altro ancora. Però, in realtà, esiste una scelta che è più importante di tutte le altre messe insieme: la strada da percorrere per raggiungere la salvezza eterna. Gesù ci insegna che spaziosa è la via che conduce alla perdizione, quella che il mondo percorre quando non ascolta il grido d’amore e di perdono che giunge dal cielo, e molti sono coloro che la percorrono; stretta è invece la via che conduce alla vita, la via del ravvedimento e della fede in Gesù, la conversione dagli idoli a Dio. Senza un nuovo cuore, che Dio dà, non si può percorrere la via stretta. Lungo questa via, si incontrano numerose gallerie molto basse, per cui bisogna inginocchiarsi, ovvero umiliarsi. Dobbiamo diventare come piccoli bambini, nel senso di umiliarci e riconoscere il nostro bisogno totale della salvezza. La via è stretta, e non possiamo portare nulla con noi mentre la percorriamo. Non possiamo passare se ci stiamo ancora aggrappando al nostro peccato. Anche i più grandi peccatori possono percorrerla, se veramente si umiliano e credono, mentre le persone più morali e più buone, se non credono con tutto il cuore in Cristo Gesù come unico Salvatore, vengono lasciate fuori. Perciò, consideriamo attentamente questo insegnamento. In tutta questa faccenda, c’entra anche la nostra Mamma celeste, perché Lei è il fiore che profuma le vie del peccato, cioè quelle che puzzano di perdizione. Lei è la giusta strada che ci conduce a Dio, quella che Dio ha percorso per giungere a noi ed è la stessa strada che dobbiamo percorrere noi per giungere a Lui. Attraverso Maria incontriamo Dio come Lui vuole: nella tenerezza, nell’amore, nel perdono… Dunque, cari amici: convertiamoci, convertiamoci, convertiamoci!
14 Gennaio 2023
Il mondo ha bisogno del nostro aiuto. Vi sono piedi da rafforzare, mani da afferrare, menti da incoraggiare, cuori da ispirare e anime da salvare. Le benedizioni dell’eternità ci aspettano. Nostro è il privilegio di non essere solo spettatori, ma di metterci a servizio dei bisognosi di aiuto, nella consapevolezza che, dove ci sono fratelli da soccorrere, da confortare, da salvare, c’è Gesù che ci aspetta. In mezzo alle tempeste della vita si nasconde il pericolo; e molte persone, come barche, sono sballottate e si trovano davanti alla distruzione. Il nostro dovere è quello di lasciare le comodità della nostra casa per occuparci delle scialuppe di salvataggio e andare in loro soccorso. Se non facciamo onore alla chiamata di Dio, Egli ci riterrà responsabili di coloro che avremmo potuto salvare se avessimo fatto il nostro dovere. Il Signore si aspetta che agiamo, che lavoriamo, che diamo la nostra testimonianza. Come cristiani, abbiamo anche il dovere di prendere per mano coloro che sono lontani dalla Chiesa e portarli alla tavola del Signore, affinché si nutrano della sua Parola e del suo Corpo, e godano della compagnia del suo Spirito. Così facendo, è come se dicessimo a questi fratelli: “Venite fuori dalla disperazione del dubbio, venite fuori dal dolore del peccato, venite fuori dalla morte dell’incredulità, venite fuori a nuova vita!”. Scopriremo che essi, grazie al nostro lavoro, hanno sentito il tocco della mano del Maestro ed ora vivono il cambiamento avvenuto nella loro vita. Hanno il desiderio di servire con fedeltà, di andare avanti con umiltà e di vivere in modo più simile al Salvatore. Poiché hanno ricevuto una visione spirituale e hanno dato un’occhiata alla promesse dell’eternità, ripetono le parole del cieco a cui Gesù ridette la vista: “Una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo”. Io dico, riferendomi a questa rinascita: “Dio li ha toccati ed essi si sono svegliati”. Dobbiamo in gran parte dare il merito di questi cambiamenti di atteggiamenti, abitudini, azioni ad un motivo principale: le possibilità eterne sono state da noi mostrate agli uomini e questi hanno deciso di raggiungerle, perché nessun uomo è veramente contento della mediocrità una volta che vede l’eccellenza a portata di mano. L’elemento catalizzatore di questo processo è stato e continuerà ad essere il principio dell’amore.
25 Dicembre 2022
(Maria teneva il Bambino in braccio. Tutti e due indossavano abiti dorati)
Non c’è modo più bello per celebrare il Santo Natale che, anziché scambiarci dei regali, ci scambiamo tanto amore. Infatti possiamo considerare il Natale come la festa dell’amore. Questo è ciò che vuole Gesù Bambino: dare amore e darlo nel modo più pieno ed autentico possibile, senza calcolare pesi e misure, ma facendo spaziare i nostri pensieri, sentimenti ed azioni nel grande mare della bontà e generosità. Questa umanità deve stupire davanti alla grande luce che viene da Cristo, il Re dei re. Si sa che, dove regna Dio, davvero c’è tanta pace e serenità. Dove Egli manca del tutto o è stato accantonato per rincorrere idoli di varia natura, c’è solo tristezza, malinconia e assenza di prospettiva. Dobbiamo rallegrarci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il Salvatore. La vera pace è scesa a noi dal cielo: è questa la verità delle verità, la notizia delle notizie, la novità delle novità che, a distanza di più di duemila anni, ha tutta la sua validità e autenticità. È necessario rimuovere tutti gli ostacoli di natura individuale e comunitaria, affinché Cristo entri davvero nella storia di ognuno di noi, come entrò nella vita della sua e nostra dolcissima Madre Maria Santissima. Non possiamo assolutamente sbarrare la porta al Signore che viene, mettendo gli ostacoli della nostra presunzione, del nostro egoismo, dell’indifferenza, dell’assenza di un barlume di fede. Quella luce che brillò nella notte di Betlemme deve rifulgere con la stessa intensità nella grotta aperta del nostro cuore e della nostra intelligenza, con la consapevolezza che Dio è con noi sempre e non ci abbandona mai, soprattutto nell’ora della prova e del dolore.
14 Dicembre 2022
Purtroppo ci sono al mondo tantissime persone che vivono nelle tenebre del male. Le tenebre sono caos, simbolo di male profondo e di morte, intesa sia in senso fisico che morale. Le tenebre indicano l’oppressione, la privazione della libertà, l’ingiustizia. Vive nelle tenebre la persona che ha il cuore chiuso nel proprio egoismo e brama accaparrare beni materiali a ogni costo. Le tenebre indicano anche il fallimento definitivo della persona a causa delle sue scelte sbagliate. Le tenebre appaiono una presenza perversa e attiva che minaccia la luce per impedire l’accoglienza di Dio e condurre alla morte. Le tenebre si oppongono alla verità/fedeltà di Dio e la persona che si lascia contagiare da esse perde la sua aspirazione alla vita, per questo le tenebre deformano l’immagine di Dio, Padre buono che ama la persona che ha creato. Le tenebre si identificano con la menzogna, che è già presente nella Genesi quando il bugiardo tentatore convinse Adamo ed Eva a dubitare di Dio, trascinandoli nella ribellione. Le tenebre indicano la situazione di oscurità morale che non permette di camminare e vivere secondo Dio. Tenendo conto di tutte queste negatività, coloro che vivono nelle tenebre dovrebbero sforzarsi ad abbandonare i loro progetti malvagi e vivere secondo i progetti di Dio. Ci sono modi diversi di realizzare i progetti di Dio, quelli che Egli ha per ciascuno di noi e che sono sempre progetti d’amore. Dio chiama sempre, e la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrendo tutto sé stesso al servizio del Creatore e dei fratelli.
8 Dicembre 2022
Negli insegnamenti del cattolicesimo, la venerazione per Maria è importante in quanto conseguenza naturale della Cristologia. È importante soprattutto la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Dal punto di vista spirituale, il cuore esprime il compendio di tutta la vita interiore dell’essere umano, per cui spesso Dio si rivolge a questo organo per agire in profondità su tutta la persona; e quando promette di dare un cuore nuovo, indica una totale conversione a Lui. Perciò, parlare del Cuore di Maria significa penetrare in tutta la sua interiorità, nel suo rapporto con Dio e con gli uomini. Proprio per questo, la Mamma celeste vorrebbe che ognuno di noi avesse un cuore simile al suo. Quando nel nostro contesto socio-culturale si parla di cuore, si allude innanzitutto alla vita affettiva, alle emozioni, ai sentimenti che hanno nel cuore la loro sede. Infatti noi diciamo che il nostro cuore ama o odia, è tenero o è chiuso, accoglie o respinge. Nel linguaggio biblico, invece, il cuore ha un significato molto più esteso perché designa tutta la persona nell’unità della sua coscienza, della sua intelligenza, della sua libertà; il cuore è la sede e il principio della vita psichica profonda, indica l’interiorità dell’uomo, la sua intimità ma anche la sua capacità di pensiero; il cuore è il centro delle operazioni, delle scelte e dei progetti dell’uomo. In una parola, il cuore è l’organo che meglio rappresenta la vita umana nella sua totalità, è il sito spirituale della presenza di Dio, il luogo dove Dio parla, educa, giudica, si fa presente e abita in colui che, appunto, gli “apre il cuore”: espressione, quest’ultima, significativa per dire come e dove accogliamo la presenza del Signore, come ci disponiamo alla comunicazione e all’amore.
Per concludere, permettetemi un’osservazione che può stupirvi: il cuore è l’unico organo del corpo che non è invaso dalla proliferazione di un cancro. Non è già questo un mistero?
14 Novembre 2022
Una delle più belle espressioni uscite dalla bocca di Gesù, e riportata da Paolo negli Atti degli Apostoli, è: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Sono parole in contro tendenza con la mentalità comune, perché a noi verrebbe da dire l’esatto contrario, e cioè che vi è più gioia nel ricevere che nel dare. Noi, infatti, quando riceviamo un dono, un favore, un gesto di bontà e di gentilezza, siamo contenti, siamo nella gioia, e siamo portati a pensare che quella sia la vera condizione della gioia. Ma il Signore dice diversamente. Che sia vero? Che sia proprio così? Per scoprirlo, facciamo una breve riflessione: Noi siamo fatti per amare e per essere amati. Nel profondo di noi abbiamo un bisogno immenso di sentirci amati; senza amore, senza sentirci amati, non potremmo vivere. Ma nel profondo di noi c’è anche un’altra dimensione, una dimensione ancora più profonda dell’essere amati, ed è quella di amare. Quanta gioia profonda e intensa, infatti, abbiamo provato quando abbiamo portato sollievo a qualcuno, quando abbiamo fatto fiorire il sorriso sul volto di una persona che era sofferente, preoccupata, in necessità; quando abbiamo soccorso chi era disperato… Quella gioia è stata capace di appagare in pieno il nostro cuore, e quella gioia nessuno ce la avrebbe potuta portare via. Gesù sapeva, da perfetto conoscitore dell’uomo, che il fare del bene è la vera via alla felicità. Per quanto riguarda, poi, il nostro cuore, a che punto stiamo? Lo lasciamo chiuso col catenaccio o aperto in caso ci sia qualcuno che vuore entrarci? Io dico che, se vogliamo essere misericordiosi, abbiamo bisogno di un cuore chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. C’è ancora un’altra immagine che riguarda la nostra vita di discepoli: è l’immagine più “scomoda”, perché riguarda la croce delle sofferenze. È la più “scomoda” in quanto, come veri Cristiani, non dobbiamo sopportare solo le nostre croci, ma condividere anche quelle degli altri. Essere, cioè, dei Cirenei. Quando riesci a spogliarti del tuo egoismo, a uscire da te stesso per aiutare un altro in qualunque modo, tu aiuti Gesù a portare la Croce. Per terminare la meditazione del messaggio di ieri, vorrei evidenziare come il nostro mondo occidentale si interessi poco dell’anima e tantissimo del corpo, ch’è diventato il centro dell’attenzione. Si è disposti perfino a deturpare il proprio corpo con pratiche autolesive, come i tatuaggi, i piercing, fino ad arrivare alla chirurgia estetica che, con facili operazioni, è in grado di cambiare il seno, togliere le rughe, ingrossare le labbra… e cosi via. Tutto questo, ovviamente, non piace a Dio. Il Signore desidera che il nostro corpo non sia “sfigurato”, ma “glorificato”. La glorificazione è la nostra ferma speranza, la definitiva redenzione dal nostro corpo mortale. È la gioia più grande per un credente, perché la glorificazione è unita all’incontro con Gesù. È il compimento della nostra totale redenzione. Ovviamente, solo chi possiede il sigillo dello Spirito Santo potrà farne parte. “Glorificazione” significa “Esaltazione, magnificazione, stato di perfezione e di gloriosa beatitudine”. Che prospettiva gloriosa davanti a noi!
14 Ottobre 2022
I tempi che tutta la cristianità attende con impazienza sono quelli del nuovo paradiso terrestre. Che la terra abbia bisogno di essere rinnovata, non c’è dubbio, in mezzo alla situazione vergognosa in cui ci troviamo, una dimensione che viviamo ogni giorno. Anche il cielo ha bisogno di essere rinnovato; può sembrare strano, ma è così. Il cielo ha conosciuto dei tempi migliori. Il cielo e la terra formano una coppia. Dio, fonte della nostra vita, li ha creati insieme, dipendono l’uno dall’altro. Insieme rappresentano la buona creazione. Il cielo è come fosse un tetto sulla terra, un riparo, una mano, una benedizione. Ma da quando la terra ha bandito dal suo orizzonte il cielo, il cielo non è più il cielo: come tetto, senza muri cade e si sfascia. C’è il cielo soltanto se c’è una terra. Quando il cielo diventerà nuovo? Quando ci sarà la riconciliazione con la terra. Si rianimerà quando potrà sostenere la sua parte originale assieme alla terra, una crezione ininterrotta, un mondo abitabile. Come è per la terra, che sarà rinnovata, così è anche per il cielo. Non dobbiamo pensare ad una creazione totalmente nuova, ma alla ri-creazione del cielo e della terra esistenti. Insomma, non si tratta di una costruzione nuova, ma di una ricostruzione. E tutto qesto quando avverrà? L’avvento dei nuovi cieli e della nuova terra ci sarà quando noi cambieremo il nostro modo di vivere. La paura di perdere quello che abbiamo, l’insicurezza, la pigrizia e il rifiuto di metterci in gioco sono tra le cause maggiori che ci impediscono di aprirci alle novità, convincendoci di non riuscire a trovare la forza di cambiare vita. Eppure, basterebbe cominciare col fermarci a riflettere se quello che facciamo è giusto o sbagliato. È il nostro potere di scelta che ci consente di attivare un cambiamento positivo nella nostra esistenza, frutto di attente riflessioni. Conoscere gente nuova, che non faccia parte del nostro solito giro di amicizie, può essere determinante per scoprire nuovi aspetti di noi stessi e lasciare libera la strada a nuove opportunità, a nuovi cieli e nuova terra appunto. Essi saranno privi di peccato, di male, di malattia, di sofferenza e di morte. Sarà un mondo in cui Satana ed il peccato non potranno più portare alcun disordine e sconvolgimento del disegno divino. I codardi, gli increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi non vi faranno parte. La nostra terra tornerà ad essere terra di Dio e nello stesso tempo veramente se stessa: non più luogo di pene e di morte, ma di gioia e di vita, dove tutti si incontrano e fanno festa. Come Dio non ha annientato l’umanità peccatrice (pentita), ma l’ha riscattata e rinnovata, così questo vecchio mondo non sarà annientato, ma rinnovato. In altre parole: nulla di nuovo, ma ogni cosa nuova.
14 Settembre 2022
Il 14 Settembre di ogni anno la Chiesa celebra l’Esaltazione della Santa Croce. “Esaltare” vuol dire innalzare ad una suprema dignità, nobilitare, onorare, glorificare. Guardiamo alla Croce, sulla quale il Figlio di Dio è morto per la nostra salvezza. Essa è la risposta di Dio al male e al peccato dell’uomo. È una risposta di amore, di misericordia e di perdono. Mostriamo questa Croce al mondo e glorifichiamola nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Ciò che è paradossale è che noi esaltiamo una croce, non una cosa che ci piace. Eppure, per quanto possiamo essere uomini e donne di fede, non siamo affatto innamorati della sofferenza e del dolore da esaltarli. Nessuno ama il dolore come tale, lo si accetta solo per amore. Portare la croce con Gesù vuol dire amare come ha amato Lui. Per un cristiano, mettersi in preghiera davanti alla Santa Croce di Cristo vuol dire avere il desiderio di assumere egli stesso la Croce che adora. L’adorazione della Croce non si può limitare ad un atto di culto devozionistico: tu, cristiano che ti trovi davanti alla sofferenza del tuo Signore, devi andare oltre le apparenze e volgere lo sguardo a tutti i crocifissi di sempre: poveri, ammalati, vecchi, sfruttati. Pregare davanti alla Croce vuol dire sceglierla, andare oltre il semplice e statico idolo che questa può rappresentare e assumere la dimensione dinamica: contemplando la croce sei irrevocabilmente chiamato ad agire, ad offrire te stesso per gli altri come Gesù ha offerto sé stesso per te. Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal Cuore di Gesù e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo Sangue per lenire, salvare, redimere. Oggi gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con serietà l’alleanza con Lui? Ecco, allora, quella che dev’essere la tua risposta: “Signore, dove andrò? Tu solo hai parole di vita eterna».
14 Agosto 2022
In questi ultimi decenni, come è noto, il mondo ha imboccato la strada della rovina, della dannazione, e ciò causa un profondo malessere generale. È sotto gli occhi di tutti che ovunque c’è tantissimo male, anche se il bene non fa notizia e quindi si vede poco. Dio ci lascia liberi di decidere della nostra vita, di assumerci le nostre responsabilità, e di conseguenza il male che c’è nel mondo è frutto del comportamento e delle scelte dell’uomo. Se non si vive un rapporto personale con Cristo, difficilmente si accetta il suo insegnamento; i suoi principi fondanti sono una domanda di senso sulla nostra vita, su ogni libera scelta fatta negli ambiti della famiglia, del matrimonio, della sessualità; ma anche in quelli dell’economia, della scienza, della tecnica e della politica. È necessario essere consapevoli che un mondo senza Dio non ha futuro. Ma ancora non tutto è perduto, nel senso che ancora facciamo in tempo a salvarlo. Come? Abbandonandoci nelle mani del nostro divino Salvatore, il quale agisce nei nostri cuori con la sua grazia santificante. L’uomo si è allontanato da Dio, ma Dio non si è allontanato dall’uomo. Dunque, mettiamoci tutti sulla medesima strada e ci salveremo insieme, o non ci sarà salvezza. Percorriamo insieme quel cammino di luce, di preghiera e di sottomissione che ci conduce a una pace interiore che ci risolleva da quello stato di torpore nel quale siamo caduti. È necessario per l’intera umanità quel salto di qualità che ci trasforma da semplici creature a veri figli di Dio. E ciò avviene per quella stessa potenza con cui siamo stati creati, per la stessa potenza di amore per cui Gesù con la sua morte ha distrutto il peccato, per la stessa potenza dello Spirito per cui Cristo è risorto.
14 Luglio 2022
Tutti dobbiamo far crescere l’amore nel nostro cuore, per amare noi stessi e amare di più Dio e i fratelli. È questa la meravigliosa buona notizia: è necessario ampliare la nostra capacità di amare. Se ci mettiamo più amore in tutto ciò che facciamo, avremo rivelazione dopo rivelazione, non solo di ciò che siamo, ma anche di ciò che diventeremo, quindi avanzeremo spiritualmente molto più in fretta. Renderemo, così, possibile anche ciò che ora ci sembra impossibile. In questi tempi tutto cambia e noi esseri umani non sappiamo davvero più dove andare; è tutto molto confuso nella nostra mente. Quindi, in questo periodo di confusione, offriamo realmente amore a tutti i nostri fratelli, a coloro che si impegnano, in un modo o nell’altro, per far evolvere l’umanità, per cambiare i livelli di coscienza. Noi dobbiamo impegnarci con ciò che siamo, con il nostro percorso spirituale; altri lo fanno con altri doni, con altri valori che sono compatibili con i nostri, anche se non si rendono conto di essere anche loro su un cammino spirituale e agiscono in modo spirituale. In tal modo, cominceremo a volare anziché strisciare per terra. Attualmente non alziamo lo sguardo al cielo; quando camminiamo, guardiamo per terra curvi su noi stessi. Cambiando il nostro cuore, invece, riempiendolo cioè di amore, i nostri occhi guarderanno in alto e ci sembrerà di trovarci ad alta quota, in un punto dal quale abbracceremo in mondo intero con un solo sguardo.
14 Giugno 2022
Non c’è nulla che offenda tanto il Signore quanto il disperare della sua misericordia. Il Signore è paziente e ha grande misericordia verso tutti. Nel suo progetto d’amore Egli sa sfruttare anche i nostri sbagli, se noi li deponiamo sul suo altare. La misericordia divina ha preso un volto in Gesù. Il Cuore di Gesù è una fornace nella quale i nostri peccati diventano cenere. Il perdono di Dio non solo distrugge le nostre colpe, ma ci ridona la grazia e ci restituisce l’amicizia con Lui. Dio è il Medico, noi siamo gli ammalati. Dio è misericordioso, noi siamo miseri. E anche se noi lo abbandoniamo, Egli nella sua misericordia non ci abbandona. Sappiamo bene che coloro che maggiormente rallegrano il cuore di Dio non sono i giusti, ma i peccatori che si convertono. Allora non disperiamo anche se ci vediamo immersi nei vizi e nelle passioni, perché non sappiamo quali sono le ricchezze della misericordia di Dio. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. L’abisso delle nostre miserie attira l’abisso della misericordia di Dio, che è più grande delle nostre colpe: ci stancheremo prima noi di offenderlo che Lui di perdonarci! Dio è un buon Padre, che non guarda tanto l’offesa dei propri figli quanto il loro ravvedimento. Dunque, consapevoli dei nosti peccati, non disperiamo: Dio cambierà la sua sentenza se noi cambieremo la nostra vita.
5 Giugno 2022 (Pentecoste)
Nella frenetica società odierna, sono sempre meno le persone che riescono ad alleggerire lo stress cui sono sottoposte giornalmente. Le crescenti richieste, la diversità delle voci che ci chiamano, le lusinghe dei venditori, i rumori penetranti, la complessità di molti rapporti personali possono privare la nostra anima della pace di cui ha bisogno per vivere e sopravvivere. La fretta che ci imponiamo per far fronte a incessanti richieste di tempo distrugge la nostra pace interiore. In qualche modo dobbiamo trovare il principio guaritore che reca sollievo all’anima. Dove si trova questo balsamo? Dove si trova questo sollievo di cui c’è tanto bisogno per sopravvivere alle pressioni del mondo? Questo conforto si può trovare solamente in una maggiore comunione con lo Spirito di Dio, comunione che può portarci alla guarigione spirituale. Tu non sei condannato a vivere sempre nelle tenebre, perché vivi sotto la luce di Dio. Preferisci una giornata cupa, dove tutto sembra grigio, oppure una giornata di sole brillante, in cui tutti i colori sono splendenti? Dio è Luce e se hai una relazione con Dio diventi partecipe di quella luce, diventando tu stesso portatore di luce verso il mondo. Cristo vive in te. Se questo è vero, allora Egli manifesterà la sua luce attraverso di te e questa luce sarà visibile anche agli altri. Sapendo questo, nel tuo cuore dovresti sentire una immensa consolazione.
14 Maggio 2022
La vita è un grande viaggio durante il quale siamo chiamati continuamente a separarci da noi stessi, a seguire quel desiderio, spesso incerto, che ci anima. Il viaggio inevitabilmente ci trasforma, la vita ci attraversa, gli incontri ci cambiano. È un invito a lasciare o un’occasione per spezzare quello che ci sta bloccando, quello che ci tiene fermi. E, in genere, ciò che spinge a spezzare i legami e a partire è un desiderio. Il viaggio comincia quindi con un desiderio, che inevitabilmente non è mai completamente chiaro. Il desiderio è sempre incertezza e determinazione insieme. È una spinta spesso ambigua, ma efficace per poter cominciare. Il viaggio non si compie mai da soli. E non bisogna mai fermarsi: sottrarsi al cammino è in qualche modo sottrarsi alla vita. È necessario non portare con sé quello che ordinariamente ci appesantisce, ci blocca, ci consuma. Il viaggio è una buona occasione per liberarci, per spogliarci della rabbia e del lamento, per prendere fiato rispetto alle relazioni che ci consumano senza generare. Evitare di prendere e di portare con sé diventa anche l’occasione per imparare a chiedere, per lasciare che la vita si prenda cura di noi, per scoprire una provvidenza segretamente nascosta nell’ordine delle cose. Significa non comportarsi da padroni rispetto alla vita, vuol dire non credersi autosufficienti, ma imparare a non bastare a se stessi; vuol dire ricordarsi di creare uno spazio, dentro cui l’altro possa essere continuamente ospitato. Creare uno spazio nel nostro cuore, dove ospitare soprattutto gli ultimi, quelli che Dio ama di più.
17 Aprile 2022 (Santa Pasqua)
Siamo in primavera, la natura si risveglia e tutto appare come una “rinascita”. Ed è anche il tempo della nostra rinascita. Attoniti e preoccupati a causa del clima sociale che stiamo vivendo, a tutti noi sta a cuore rinverdire la nostra speranza e superare le paure, per favorire una rinascita cristiana. Ma per vedere la Luce di Cristo è necessario che tutti apriamo i nostri occhi, la nostra intelligenza e il nostro cuore per lasciarci da essa trasformare e cogliere i segni di speranza nei luoghi in cui viviamo, che sono i segni del regno di Dio che è già tra noi. Democrazia, fiducia, cittadinanza, universalità e rispetto del creato sono le piste su cui muovere i nostri passi perché l’uomo sia sempre più uomo in tempi in cui l’umanità sembra sprofondare nella violenza e nell’ingiustizia. Non dobbiamo andare fuori di noi stessi, ma rientrare in noi stessi, perché la verità abita dentro di noi, nel nostro intimo. Necessitano momenti di sosta, momenti di riflessione personale e un orizzonte nel cuore: il Vangelo. Per discernere e muoverci nella direzione giusta, diamo un’anima al metodo! Non basta vedere, giudicare, agire in una sorta di ginnastica mentale o spirituale. Un buon discernimento, invece, ci porterà a conoscere la realtà così come è, ad amare il bene che ci fa essere vivi, a servire la dignità di ogni essere umano e il progetto di Dio, il suo regno. Conoscere, amare, servire… con l’aiuto di Dio! Nelle incertezze e smarrimenti propri del passaggio epocale in cui ci troviamo, forse ci poniamo alcune domande: dove andare? Ci sarà una terra promessa per il nostro disincantato mondo? Come sentirne gli odori nel buio e nella tempesta? Quali le priorità nella nostra ricerca? Ho letto lunghe pagine sull’esperienza delle prime comunità cristiane, quelle che ci hanno lasciato la loro attestazione di fede nel Nuovo Testamento. Ho guardato al modo con cui il loro vivere e il loro credere li ha posti come antimodelli a fronte dei modelli culturali dominanti. Ho guardato nella storia bimillenaria, fatta di fede e di peccato, del popolo di Dio. Mi sembra che tre grandi convinzioni ne abbiano segnato il cammino e indichino con precisione la direzione in cui muoversi. Sono anche tre grandi aree d’impegno:
1- Gli umili sono soggetti di storia, non sono scarti, il mondo non è dei potenti: è di Dio. E questo da quando il Padreterno si è fatto uomo nel grembo di Maria di Nazareth che ha cantato: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”, ma c’è ancora tanta strada da fare…;
2- L’esperienza dei discepoli di Gesù si propone al mondo come esperienza di una società illimitata, senza frontiere etniche e culturali, senza barriere interne, caste privilegiate o altro: “non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, uomo o donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo” (Gal 3,28), ma c’è ancora tanta strada da fare…;
3- La storia non è dominata dal destino, ma è portata a buon fine, verso cieli nuovi e terra nuova, da un incontro, quello di due libertà: la libertà di Dio con la sua forza, la sua luce, la sua misericordia, e la libertà dell’uomo con la sua sapienza e la sua fede. E ciò diventa, per ognuno di noi, coraggio, serenità e speranza.
15 Aprile 2022 (Gesù)
Immaginiamo Gesù Crocifisso, così come è apparso a me, “Uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Isaia 53,3). La sua Passione è il compimento dell’amore di Dio verso l’uomo, per annullare il peccato dell’uomo verso Dio. Per colmare la grande frattura fra cielo e terra non sarebbe bastata l’offerta di migliaia di agnelli, ma occorreva una Vittima perfetta e divina, la quale pagasse in tutto il debito dell’uomo. Fratelli, secondo voi, il Re dell’universo poteva fare qualcosa di più per noi che non abbia fatto? Si è ridotto a un cencio sanguinante, è stato ripudiato da amici e da nemici, lo hanno appeso a un legno perché tutti potessero calunniarlo e disprezzarlo. Eppure, tanta sofferenza non è bastata a salvare completamente questo povero mondo traviato. Da due millenni, infatti, Gesù continua a donare il suo Sangue per dare all’umanità l’amore e purificarla nello Spirito. Cari amici, il nostro Redentore soffre ancora oggi per noi, quindi si rende necessario che anche noi facciamo qualcosa, che ci raccogliamo sotto la sua Croce per ricevere su di noi il soffio del suo Spirito, affinché un alito di vita passi sulle nostre anime gelide. Non abbiamo nulla da temere, perché Gesù è Amore. L’amore che si è manifestato nella sua Croce è l’unica forza che trasforma il nostro cuore di pietra in cuore di carne e ci rende capaci di amare i nemici e perdonare chi ci ha offeso. Sono meravigliose le parole di un giovane morto a 28 anni: «Vorrei che la mia voce fosse più potente di mille tuoni, più forte dell’impeto del mare in tempesta e più impressionante del fragore dei vulcani in eruzione, solamente per poter gridare: “Dio ci ama”. Sì, Cristo Signore ci ama da sempre, ci ama di amore infinito, ci vuole amare per tutta l’eternità».
14 Aprile
Durante la notte del tradimento, l’Anima di Gesù sperimentò una terribile e spaventosa agonia (“La mia anima è triste fino alla morte…”), che a noi cristiani fa bene contemplare profondamente per comprendere più chiaramente quanto Egli ci ama e cosa è arrivato a sopportare pur di poterci salvare dalla dannazione, prima ancora di soffrire la Passione fisica, seppur tanto dolorosa e umiliante, iniziata col suo arresto e conclusa con la sua morte in Croce. Il Getsemani è un mare di indicibili dolori e di infinite amarezze per Gesù, sofferenze che non tramontano in quella notte di tormento ma durano ancora oggi. È desiderio intimo del Cristo poterci rendere partecipi della sua Passione spirituale, per trovare in noi degli amici, dei fratelli pronti a dargli sollievo nella sofferenza e addolcire le sue pene. Dunque, entriamo col Signore nel Getsemani, facciamogli compagnia e diamogli conforto, pregando l’Eterno Padre come Gesù aveva chiesto di fare ai suoi tre apostoli più fidati in quella notte spaventosa: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione”. Facciamo che le parole del Salvatore riecheggino nella nostra mente e siano impresse nella nostra anima. Offriamo a Lui il nostro cuore, affinché vi trovi gioia e riposo.
8 Aprile 2022 (Gesù)
Come sappiamo, Dio è il Creatore dell’universo. Creò le stelle e i pianeti; organizzò questo mondo, gli dette forma, movimento e vita; riempì l’aria e l’acqua di esseri viventi; coprì le colline e le pianure con ogni genere di vita animale; istituì il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, il tempo della semina e il tempo della mietitura…. Ma Dio non ha creato l’universo e poi si è fermato lì. No, perché dopo averlo creato, ha continuato il suo operato come eterno motore dell’universo, cioè come suo animatore. Nessuno è più regolato di Lui, in nessuna altra creatura l’amore è così perfetto. È onnipotente e onnisciente, pieno di misericordia, di carità e di compassione. Se noi dovessimo allontanarci da Dio, ci allontaneremmo dalla vita, perché Lui è la Vita. Lui è la fonte della vita. È il suo soffio che dà la vita a tutte le creature. Le sue parole sono vita. Egli è il solo che può dare la vita eterna a coloro che sono morti nel peccato. Eppure, nel mondo, la mente di molti è sottomessa allo spirito di Satana anziché allo Spirito divino. Non possiamo negare che Satana è il tentatore e il pervertitore dell’umanità. Egli lotta con tutte le sue forze e le sue maledette intuizioni per sottrarci a Gesù e gettarci nella disperazione e poi con sé nell’inferno. Non rimane fermo neanche un istante, pensa, progetta ed agisce per colpirci nel punto più debole e distruggere così la nostra resistenza. Tutto questo succede quando nei cuori mancano l’Amore e la Luce di Dio. “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,8); “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (1Gv 1,5).
1 Aprile 2022 (Gesù)
Penso che tutti siamo d’accordo sul fatto che stiamo vivendo tempi brutti, a causa di situazioni che non sto qui ad elencare perché le conosciamo bene. Molti di noi pensano che le condizioni in cui ci troviamo hanno superato il punto del “non ritorno”, quindi non c’è più possibilità di salvezza. E invece non è così. Amici, vogliamo che il mondo si salvi? L’unica cosa da fare è ritornare a Dio. Sì, dobbiamo ritornare a Lui e amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Nello stesso tempo, dobbiamo accogliere il suo amore per essere da Lui trasformati. Siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato. È un progetto d’amore che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei Sacramenti. Tutto è dono gratuito di Dio, tutto è grazia, tutto è dono del suo amore per noi. Di fronte all’amore, di fronte alla misericordia, alla grazia divina riversata nei nostri cuori, la conseguenza che s’impone è una sola: la gratuità. Nessuno di noi può comperare la salvezza! Essa è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Affinché il mondo si salvi, è necessario, inoltre, non attaccare il nostro cuore alla ricchezza e al potere, che sono due cose che creano notevoli disuguaglianze, una notevole disarmonia nell’umanità. L’individuo non deve chiudersi in se stesso e nelle proprie sicurezze, non deve essere indifferente e ignorare, estromettere o emarginare l’altro, perché questo significa non amare, e la mancanza di amore è il primo passo per uccidere il prossimo nel proprio cuore.
È inutile nasconderlo: ormai ci troviamo in un momento cruciale, in un momento in cui l’intera umanità si trova di fronte a scelte decisive. Ci rendiamo conto che è indispensabile uno sforzo collettivo, necessario per creare strategie forti e condivise. Per far questo, non serve navigare su internet, né ricorrere a cervelli elettronici, basta usare il nostro cervello, sfruttarne tutte le sue capacità. Proprio così: basta saper gestire il nostro intelletto per trovare le soluzioni alle difficili sfide di questo tempo e così sopravvivere. L’uomo dimostra di non amare l’umanità, quindi non ama neppure se stesso, per questo c’è il rischio di sprofondare in un abisso dal quale sarà impossibile uscirne. Gesù vuole che amiamo l’umanità affinché, attraverso il nostro amore, Lui la sommerga nel suo Amore. Ma il più grande sogno di Dio, naturalmente, è quello di fare del mondo il regno dell’amore. Per poter anche noi lavorare per il regno dell’Amore di Dio, dobbiamo innanzitutto accoglierlo, lasciarci trasformare il cuore, vivere il più possibile di quegli strumenti che Dio ci ha dato, ma soprattutto confidare in una cosa che ci salva: la Misericordia di Dio, di un Dio che può arrivare dove nessuno e niente parla di Lui, con il suo amore, servendosi di ognuno di noi per portare un po’ di quell’amore, di quella pace, di quella consolazione di cui c’è tanto bisogno.
Noi cristiani dobbiamo considerarci tutti discepoli di Gesù, quindi è indispensabile per noi capire quanto sia importante seminare la divina Parola nel cuore della gente, soprattutto nel cuore dei poveri, di coloro che odorano di sudore e vivono in squallide abitazioni. I risultati possono essere diversi: se ci lasciamo guidare dal soffio dello Spirito, saranno buoni, altrimenti saranno fallimentari per noi stessi e per gli altri. I risultati, però, dipendono anche dal cuore e dalla mente delle persone, se sono in grado o meno di ascoltare e far maturare dentro di loro la parola di Dio, che chiama alla conversione e alla vita di comunione continua con Lui. La speranza è che la Parola possa prendere piede e realizzare almeno in parte quello che essa contiene. Mi domando in che modo questa Parola viene ascoltata da me durante la messa. Non è una semplice lettura di testi antichi, ma in quel momento, proprio perché dentro un momento di preghiera, è l’ascolto della voce di Dio che parla e vuole seminare nel mio cuore la sua Parola di vita. Quelle Parole antiche, che emergono dalla Bibbia letta a brani diversi ogni giorno, hanno la capacità di cambiare il mondo e di portare un frutto straordinario di vita. Ma per vivere veramente della divina Parola, bisogna comprenderla, meditarla, farla crescere e rapportarla al proprio vissuto. In poche parole: farne di essa il riferimento più importante nell’agire quotidiano. Allora è il caso di pregare affinché accresca, con la potenza dello Spirito, la disponibilità ad accogliere il germe della Parola, che Dio continua a seminare nei solchi dell’umanità, perché fruttifichi in opere di giustizia e di pace e riveli al mondo la beata speranza del suo regno.
Il mondo di oggi attraversa una crisi profonda. Le notizie infauste si susseguono e i perdenti diventano sempre più numerosi. La paura di perdere il proprio status sociale e di non avere abbastanza di che vivere si diffonde in strati sempre più ampi della popolazione. Non si riesce a dare all’umanità una vita dignitosa, né tantomeno buona. Mai nella storia c’erano state tante persone in fuga come oggi. Mai c’erano stati altrettanti schiavi. Mai siamo stati così vicini alla fine del mondo a causa della distruzione delle risorse naturali. Ma ora la misura è colma. Le persone, a giusta ragione, cercano alternative. Dunque, è una necessità urgente impegnarci per una società che si orienti ai bisogni degli esseri umani e non al profitto delle multinazionali; una società basata sui valori della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà. Quando decidiamo di condurre la nostra vita, avendo continuamente come modelli di riferimento Dio e suo Figlio Gesù Cristo, abbiamo la possibilità di vedere la vita stessa con un’ ottica migliore e, quindi, siamo in grado di poter affrontare le difficoltà che ci circondano con il giusto spirito e con più determinazione. Come ben sappiamo, quando seguiamo costantemente i comandamenti che ci sono stati dati dal Padre Celeste, possiamo crescere sempre di più, non soltanto spiritualmente, ma anche e soprattutto moralmente, al punto da poter diventare un vero e proprio modello di vita per le persone che ci circondano. Più riusciremo a seguire e rispettare quanto il Signore ci ha detto di fare, tanto più saremo in grado di seguire il giusto percorso, che un giorno ci permetterà di poter tornare a vivere nuovamente e degnamente al suo fianco. Purtroppo, però, il demonio è continuamente intorno a noi e gioca un ruolo abbastanza attivo e determinante nella nostra vita. Infatti, essendo lui stesso infelice, vuole a tutti i costi che anche noi possiamo vivere in maniera altrettanto infelice. Per questo motivo cerca continuamente di tentarci e, quindi, di allontanarci in tutti i modi dal giusto percorso, propinandoci dei modelli di vita e delle abitudini che apparentemente sembrano essere buoni per noi, ma che in realtà hanno come unico scopo quello di ridurre sempre di più il nostro libero arbitrio, ovvero la nostra capacità di scegliere tra il bene ed il male perché, prediligendo quest’ultimo, si rischia di diventarne dipendenti. In questo modo finiamo per diventare schiavi di Satana, perpetuando, nel contempo, la Passione di Cristo. Per fortuna si perpetuano pure le sue grazie, ma, per meritarle, è necessario che noi viviamo il comandamento dell’amore.
Per essere buoni cristiani non bisogna per forza compiere opere grandiose. Basta soltanto ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Questa è la vita del buon cristiano, niente di più. Semplice, semplice. Forse noi l’abbiamo fatta un po’ difficile, con tante spiegazioni che nessuno capisce, ma la vita cristiana è così: ascoltare la Parola di Dio e praticarla. Per farlo bisogna seguire i comandamenti e le beatitudini, contando sempre sull’aiuto della nostra Mamma celeste, la quale vede la nostra pochezza e viene in nostro soccorso. Maria è sempre presente lì dove noi lottiamo per vivere di fede; lì dove il maligno ci tenta con lusinghe e paure; lì dove più forte e straziante è il gemito di chi soffre per la giustizia. In tutte queste situazioni, Maria condivide la sua ricchezza più grande: la sua fede e l’amore materno che da tale fede è modellato. La Madre del Redentore, però, non prenderà mai il nostro posto, togliendoci le nostre responsabilità. Lei non farà mai quel che spetta a ciascuno di noi, non ci dirà: «Scostati, che ci penso io». Maria è la donna che ci può capire più di tutti, anche Lei ha sofferto, per questo è il nostro punto di riferimento nelle nostre situazioni critiche, per questo Lei prega chiedendo al suo Gesù le cose di cui abbiamo veramente bisogno. Dunque, in questi tempi di distruzione della dignità umana e di morte a causa di malattie, guerre ed altro, preghiamo secondo le intenzioni della Santa Vergine.
Le feste religiose sono atti celebrativi comunitari, che rivelano un popolo, un’epoca, una cultura di fede. Esse esprimono, nel corso dell’anno, la fede antica radicata nelle nostre popolazioni; sono incontri di preghiera e di ascolto della Parola di Dio; sono occasione per rinsaldare i vincoli propri del popolo di Dio che vive nella storia. È come ritrovarsi insieme nella gioia della fede e dell’appartenenza ad una comunità che condivide gioie e speranze. Per questo le feste religiose sono celebrazioni solenni della fraternità dei figli di Dio e servono come presentazione della Chiesa di Cristo, famiglia dei figli di Dio, che fa fiorire la santità e la comunione fraterna in un mondo segnato dal peccato, dall’odio e dalla divisione. Le feste religiose rivelano la loro autenticità quando diventano momenti di crescita nella carità e occasione per far risplendere, con le opere, l’amore che vince tutto. Se ben orientata, questa religiosità popolare può essere una vera preparazione all’incontro con Dio in una eternità di gioia e di felicità. Quando per noi arriverà quel giorno, la Santa Vergine ci prenderà per mano e ci farà uscire dal nostro piccolo mondo in cui ora siamo imprigionati, per accompanarci in mezzo agli Angeli ed ai Santi in Paradiso, dove è preparato un posto per ciascuno di noi.
La nostra vita è complessa e piena di decisioni da prendere ogni giorno. Scelte apparentemente semplici, come il vestito da indossare o cosa mangiare a pranzo e scelte decisamente più impegnative, come gli investimenti meno rischiosi per le nostre finanze. Ogni decisione ha delle conseguenze: alcune sono trascurabili, altre potrebbero cambiare la nostra esistenza per sempre. Ogni attimo è il frutto di una decisione e ognuno di noi è il risultato delle decisioni prese nel corso del tempo. Prendere le decisioni giuste è fondamentale per dare una direzione e un senso alla nostra vita. A volte può essere molto difficile fare la scelta giusta e ci lasciamo facilmente assalire da mille dubbi, poiché i conflitti interni e i giudizi che provengono dall’esterno ci impediscono di vedere chiaramente la strada da perseguire. Spesso le situazioni che ci impongono scelte drastiche sono quelle che ci fanno soffrire maggiormente, in quanto comportano di cambiare le nostre abitudini e di uscire dalla nostra zona di comfort. Ma anche il non decidere può comportare sofferenza, in quanto ci fa sentire vuoti e spegne in noi ogni entusiasmo.
Un altro elemento importante nel nostro vivere quotidiano è quello della libertà. La libertà non è un concetto astratto, ma una componente insostituibile della nostra vita, che va vissuta e per la quale bisogna avere degli obiettivi sempre più alti. Per libertà s’intende la condizione per cui noi possiamo decidere di pensare, esprimerci ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che riteniamo utili a realizzarla. Nella nostra libertà dobbiamo essere responsabili di ciò che pensiamo, di come ci comportiamo e di come agiamo. Infatti dobbiamo saper distinguere fra “libertà” e “libertinaggio”. Il libertinaggio è un modo di comportarci e di vivere licenzioso e dissoluto e si identifica con l’immoralità, la sregolatezza, la depravazione, il vizio.
14 Dicembre 2021
Cristo è in mezzo a noi, eppure viviamo l’esperienza dell’esilio, “sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore” (2 Cor 5,6). Ebbene, in questo tempo di distacco non dobbiamo restare fermi, ma dobbiamo camminare sulla strada del silenzio adorando e lodando il Signore. Dio ci parla sempre, ma, per capirlo, dobbiamo mantenere il silenzio interiore. Vogliamo tutti sentire la voce di Dio come risposta ai nostri problemi e desideri. Egli ci parla; ma la sua voce ci arriva con dolcezza e la sentiamo solo se siamo silenziosi e molto vicini a Lui. Dobbiamo camminare pure sulla strada della croce, condivisa con Cristo e con i fratelli in ogni stagione della vita. Quando ci allontaniamo dalla Croce di Cristo, dalla verità delle piaghe del Signore, ci allontaniamo anche dall’amore, dalla carità di Dio, dalla salvezza. Il Crocifisso, a prescindere dal prioritario simbolismo teologico, sintetizza la fusione dell’amore verso Dio Padre e verso il prossimo. Gesù ha predicato la necessità di amare il prossimo, di desiderare il suo bene al pari del nostro e di essere al servizio dei fratelli. Infine, dobbiamo camminare sulla strada della speranza, radicata nelle promesse di Dio. La speranza è come una piccola rosa sbocciata tra i sassi, ma illuminata da un sole radioso. La vita di tutti noi è ricca di speranza; tutti speriamo in qualcosa. La speranza avvolge la vita come un’ondata di bene, di grazia, di felicità. Nei momenti brutti spesso subentra dandoci forza per andare avanti e credere in qualcosa, in Qualcuno. La speranza, però, non è solo gioia, felicità, chiarezza, ma è anche fonte di delusioni. A volte, capita che qualcuno si leghi alla speranza di avere qualcosa che non è possibile avere e questa speranza si trasforma in ossessione. In effetti si dice: “Chi di speranza vive, disperato muore”. Beh, la speranza è un composto della vita: si spera sempre che le cose vadano nel migliore dei modi, ma se poi vanno male, speriamo solo che passi.
Riassumendo, è necessario per tutti percorrere la strada del silenzio, quella della croce e quella della speranza, per essere degni di percorrere un giorno la strada del Cielo, quella che la nostra Santissima Madre ha percorso, aprendola anche per ciascuno di noi, che siamo figli suoi. E allora, come gli Apostoli, proviamo a volgere lo sguardo verso l’alto, portando nei nostri occhi e nelle nostre mani tese le tante fratture di questo tempo, affidandole a Maria, che interceda per noi e le porti al cospetto di Dio.
8 Dicembre 2021
Lo sguardo! Quanto è importante, quante cose si possono dire con uno sguardo: affetto, incoraggiamento, compassione, amore. Spesso lo sguardo dice più delle parole, o dice ciò che le parole non riescono o non osano dire. C’è pure il “non guardare”, che costituisce spesso una difesa. Molte persone, infatti, non stabiliscono mai un contatto visivo con uno che chiede l’elemosina o che vuole vendere qualcosa, altrimenti “non se lo scollano più” fino a quando non gli danno qualcosa. Le stesse persone evitano lo sguardo di un estraneo in difficoltà, altrimenti si sentono obbligati ad aiutarlo. E così, a poco a poco, si abituano a non guardare, a nascondere lo sguardo. La Vergine Maria, invece, sta sempre con gli occhi aperti, con le pupille rivolte verso tutti noi, verso ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come Madre: con tenerezza, con misericordia, con amore. Così ha guardato il suo figlio Gesù in tutti i momenti della sua vita: momenti gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi, come contempliamo nei Misteri del Santo Rosario. Quando Maria ci guarda, Lei non vede dei peccatori, ma dei figli. Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima; gli occhi della Madonna rispecchiano la bellezza di Dio, riflettono il Paradiso. Gesù ha detto che l’occhio è la lampada del corpo: gli occhi della Madonna sanno illuminare ogni oscurità, riaccendono ovunque la speranza. Dopo lo sguardo, entra qui in gioco il cuore, nel quale Maria custodisce ogni cosa meditandola. La Madonna, cioè, ha tutto a cuore, abbraccia tutto, eventi favorevoli e contrari. E tutto medita, cioè porta a Dio. Ecco il suo segreto. Allo stesso modo ha a cuore la vita di ciascuno di noi: desidera abbracciare tutte le nostre situazioni e presentarle a Dio. Quando siamo stanchi, scoraggiati, sopraffatti dalle difficoltà, preghiamo Maria, che ci assicura il suo sostegno. Lei ci conosce bene, è Mamma con la “M” maiuscola, quindi sa bene quali sono le nostre gioie e i nostri problemi, le nostre attese e i nostri fallimenti. Quando sentiamo il peso delle nostre debolezze, dei nostri errori, guardiamo la nostra Mamma celeste, che dice al nostro cuore: “Orsù, rialzati, vai da Gesù, in Lui troverai accoglienza, misericordia e nuove energie per continuare il tuo cammino”.
14 Novembre 2021
Gesù di Nazareth è la figura centrale del Cristianesimo, che lo considera come il Messia, Dio fatto uomo. Le principali fonti testuali che descrivono le scene della sua vita, con i loro insegnamenti e i tesori che esse contengono, sono i quattro Vangeli canonici scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Le ricerche sulla storia di Gesù trovano inoltre origine nelle lettere di San Paolo e negli Atti degli Apostoli. Gesù è stato e rimane, per i fedeli e per gli agnostici, il personaggio più rivoluzionario e importante di tutta la storia, il Maestro per eccellenza. Molte persone sono convinte che gli insegnamenti del Vangelo erano validi solo per la gente dell’epoca in cui Gesù ha vissuto, invece sono validi per ogni uomo di ogni tempo e ogni situazione. Il significato delle parole di Gesù, infatti, guida ancora oggi la vita di qualsiasi essere umano credente e non credente, poiché sono alla base del vivere civile e di quello che dovrebbe essere il sentire comune. È cosa buona per noi comunicare con Gesù attraverso la preghiera, esprimendogli la promessa di impegnarci in qualcosa di costruttivo e chiedendogli qualche grazia di cui abbiamo bisogno. Mediante la preghiera possiamo avere un potere che può portare grandi cambiamenti nella nostra vita. Stare con Gesù ogni giorno è un’esperienza condivisa da Lui Maestro e da noi discepoli. C’è tra il Maestro e noi un coinvolgimento vitale prima ancora di una informazione o un’istruzione. L’insegnamento è soprattutto uno stare con Gesù, un camminare con Lui, camminare con Dio. È tutto una lunga camminata il Vangelo, e quel che è bello è che più si sta con Gesù più si cammina. È un insegnamento in movimento. Cammin facendo, assieme ad una Persona che fa da Guida, autentico Maestro, si impara, si capisce, si approfondisce, si condivide, ci si lascia coinvolgere: questo è l’insegnamento! Siamo tutti invitati a scoprire progressivamente, questa è la caratteristica dell’insegnamento biblico: accogliere, ripensare, approfondire. I brani su cui meditare possono essere tantissimi. Ricordiamo ad esempio le parabole di Gesù: Egli dà dei contenuti su cui pensare, da rivivere e approfondire ogni giorno. Sono inesauribili queste parabole. Pensiamo, inoltre, a Maria di Nazareth, la Vergine Santissima: il Vangelo dice che conserva nel suo Cuore gli eventi, li medita... è il modo con cui impara. Le viene impartito un insegnamento attraverso parole, gesti, situazioni di vita vissuta dal suo Figlio Gesù, e Lei ripensa e medita a lungo, una lunga peregrinazione su questi eventi, per approfondirne il senso della fede. Guardiamo, infine, Gesù dodicenne che al Tempio si ferma a discutere con i Rabbini, con i Sacerdoti. Tipico atteggiamento dell’educazione, dell’insegnamento ebraico: si rimane lì, si impara, si discute gradualmente. Queste, come tante altre scene della vita di Gesù sulla terra, possiamo considerarle come dei tesori, talmente preziosi che molte persone sono disposte a rinunciare a tutto pur di possederli. Alcuni sono anche disposti a dare per essi la vita.
14 Ottobre 2021
Molte persone dicono di essere “credenti”, ma non sanno cosa significa veramente “credere in Dio”. Prima di tutto non vuol dire semplicemente credere che Dio esiste, che Dio c’è. Anche il diavolo sa che Dio esiste. Credente è colui che si abbandona fra le braccia di Dio, conta su di Lui, costruisce la sua vita sulla sua Parola. Credere significa meravigliarsi per il fatto che esiste un universo, con i suoi sistemi solari, con i suoi buchi neri, un universo anche con noi umani, anche con me e con te presi come individui; meravigliarsi della vita, delle risate e dei giochi dei bambini, della bellezza dei fiori e delle farfalle. Credere è cercare: mettersi, cioè, alla ricerca di una vita felice e compiuta, di una vita vera e decorosa. Credere significa sperare: sperare che qui ed ora sia possibile una vita dignitosa per tutti, sperare che non ci sia solo la sofferenza, sperare che possiamo raggiungere la pace come individui e come comunità. Credere significa avere fiducia: fiducia che la vita, la mia vita personale, la tua vita personale, può avere un senso. Credere significa amare: praticare l’amore vuol dire fare opere di bene nei confronti dei poveri, dei feriti, dei malati, dei rifugiati, ecc. Questa è la fede, ed è quanto di più grande possiamo possedere, perché è questa fede che ci permette di godere un giorno della beatitudine eterna.
14 Settembre 2021
Il simbolo della croce ha sacralizzato per secoli gran parte del mondo e della storia umana, ma oggi rischia di essere messo da parte, o, peggio, svilito e banalizzato da una moda consumistica che lo vuole, per esempio, appeso al collo di uomini e donne come un “ciondolo” qualsiasi, oppure volgarmente esibito in occasioni di sfilate di moda e spettacoli di vario genere. Tuttavia, la croce rimane sempre un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i “crocifissi” di sempre: gli ultimi, gli emarginati, i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati, che il Signore ci invita ad amare e a servire vedendo in ciascuno di loro il suo Volto bisognoso di amore, come quando ci dice: «Avevo fame... avevo sete... ero forestiero... ero nudo... ero malato...». Il 14 Settembre la Chiesa celebra l’Esaltazione della Santa Croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la Luce. E così, assieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Ma se vogliamo essere discepoli di Cristo, più che portarla esteriormente, la nostra croce dobbiamo viverla interiormente, distaccandoci dalla terra del peccato per salire verso le altezze celesti. È tale e tanta la ricchezza della croce, che chi la possiede ha un vero tesoro, perché in essa risiede la nostra salvezza. Senza la Croce di Cristo la morte non sarebbe stata vinta. È preziosa poi la Santa Croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio: patibolo per la sua volontaria morte su di essa, trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte.
14 Agosto 2021
A Maria, Madre di Gesù, è stato affidato fra l’altro il ruolo di intercessione umana e spirituale. Questo è ben spiegato nella narrazione dello sposalizio di Cana, dove Lei compie appunto il suo primo intervento. A causa della scarsa abilità di pianificazione da parte degli organizzatori del matrimonio, la giovane coppia di sposi termina le scorte di vino. Maria se ne accorge e, mossa da compassione e per evitare un imbarazzo pubblico, intercede presso Gesù, il quale, come sappiamo, risolve il problema. Il ruolo di intercessione di Maria in seguito si estende a tutti i bisognosi, specialmente i poveri, gli emarginati e gli oppressi. Pertanto è necessaria, da parte nostra, la diffusione della devozione mariana, affinché tutti indistintamente possano godere dei benefici della Santa Vergine. Nel mese di maggio in particolare, esulta il nostro animo al pensiero del commovente spettacolo di fede e di amore che viene offerto in onore della Regina del Cielo. Questo è, infatti, il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore di noi cristiani sale a Maria l’omaggio della nostra preghiera e della nostra venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia. La devozione a Maria non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Ma se non tutti possiamo offrire alla Madonna grandi atti e opere di venerazione, tutti però possiamo compiere quegli atti ordinari che sono alla portata anche dei piccoli, come la preghiera quotidiana alla Madonna, il culto delle sue immagini, la visita ai suoi santuari, il saluto alle edicole mariane che incontriamo lungo la strada, la recita di pie giaculatorie alla Mamma Celeste, la premura di ornare con fiori le immagini di Maria Santissima, il culto di un piccolo altarino o di un quadro della Madonna nella nostra casa, di un Rosario portato in tasca, di una medaglina al collo, di un’immaginetta nel portafogli, nel libro di studio, sul tavolo di lavoro... Chi non potrebbe fare queste semplici cose? Con questi semplici gesti, noi onoriamo, invochiamo e benediciamo la nostra Mamma Celeste.
14 Luglio 2021
Tutti nel mondo peccano, chi più e chi meno. C’è però chi commette soltanto piccole mancanze e c’è chi cade in gravi peccati. Certe anime, appena cadono in colpa mortale, si rialzano subito e detestano il male fatto; altre anime, invece, vivono in peccato mortale e non si danno pensiero di rimettersi in grazia di Dio: peccano e ripeccano con grande leggerezza, senza preoccuparsi dei giudizi di Dio e dell’altra vita che ci attende. Convertire un peccatore, come insegna sant’Agostino, è un miracolo maggiore che risuscitare un morto. Però, se in noi c’è la vera fede, l’umiltà e la preghiera, con l’intercessione della nostra Mamma celeste il Signore compie questo miracolo ed altri ancora, come, ad esempio, quello di rendere ardenti le anime tiepide. Un giorno disse Gesù a Santa Faustina: “Oggi conducimi le anime tiepide: queste anime feriscono il mio cuore nel modo più doloroso”. Essere tiepido significa vivere nella pigrizia spirituale, per cui da una parte si vuole vivere santamente e fuggire il peccato, ma, dall’altra, si teme la fatica della virtù e si manca di risoluzione e generosità nel combattere i vizi. Questo stato, congiunto con una falsa tranquillità di coscienza, con l’ingratitudine verso Dio e l’abuso delle sue grazie, è molto pericoloso. Un chiaro riferimento alla tiepidezza lo si trova nell’Apocalisse e precisamente nelle parole che lo Spirito dice alla Chiesa di Laodicea: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”. Se, come dicevo prima, in noi c’è la vera fede, l’umiltà e la preghiera, con l’intercessione della nostra Mamma celeste il Signore compie anche il miracolo di santificare quei cuori che sono chiusi ai buoni sentimenti. Ma quali sono le persone veramente dotate di buoni sentimenti? Sono coloro che prospettano a sé e agli altri una società più giusta, a misura di essere umano, nella quale i corpi, gli affetti, le culture e le varietà della natura valgano per quel che sono e non per il guadagno che se ne ricava comprandoli e vendendoli. Sono coloro che sognano un mondo d’armonia, senza fame e senza guerre; sono coloro che conoscono l’energia creatrice degli abbracci, non la sterilità dell’odio e delle critiche; sono coloro che comprendono la forza delle parole e dei gesti carezzevoli nel vincere le solitudini; sono coloro che vogliono un futuro pieno di luce e dolce per sé e per tutti.
14 Giugno 2021
Il peccato è tutto ciò che ci separa da Dio, che sconvolge i nostri cuori, che non ci lascia condurre una vita piena. Il problema non è tanto il fatto di essere peccatori, quanto non pentirsi dei peccati, non avere vergogna di quello che abbiamo fatto. Siamo tutti peccatori, tutti cadiamo. La domanda è: esiste un modo per non cadere nel peccato? Sì: fuggire le occasioni di peccato. Il mettersi in condizione prossima di peccato con consapevolezza e piena volontà, è già peccato. È molto difficile trattenersi dal peccato quando è già iniziata la via della discesa. Nell’atto di dolore noi promettiamo non solo di evitare il peccato, ma anche le occasioni prossime di peccato. Si devono evitare anche le occasioni lontane, perché queste, pian piano, conducono alle occasioni prossime e, quindi, al peccato. Bisogna essere decisi, in maniera assoluta, nel respingere le tentazioni fin dal loro primo insorgere. Ogni titubanza, anche minima, potrebbe essere fatale. Dunque, massima vigilanza, perché il mondo esteriore e il demonio sono sempre in agguato. C’è una cosa molto importante da fare quando si pecca: la confessione sacramentale, per mezzo della quale Dio perdona tutti i nostri peccati dei quali ci pentiamo e decidiamo col suo aiuto di non peccare più. La confessione può considerarsi una resurrezione spirituale. È un gioioso incontro del peccatore col misericordioso Gesù Cristo, presente nella sua Chiesa. Il cristiano si accosta alla confessione perché, alla luce della fede, consapevole delle proprie azioni, o almeno delle sue intenzioni, sa di non essersi accostato come un figlio al Padre. Cosciente quindi di aver violato l’amore, desidera, col perdono e l’assoluzione, riconquistare l’amicizia di Dio. Nel sacramento della penitenza, il cristiano in un certo senso rinasce e acquisisce nuovamente la santità battesimale più o meno distrutta dal peccato. La confessione, dunque, è una grande grazia. Siamo tutti peccatori e siamo tutti feriti dal peccato. Le ferite hanno bisogno di cure, il malato deve guarire. Questa è la confessione: è la medicina che guarisce il nostro cuore ferito. Il Signore Dio è il Medico e l’intermediario è il sacerdote confessore. Un’ultima cosa: la confessione deve essere chiara, sincera e umile.
23 Maggio 2021 (Pentecoste)
Ogni giorno mi piace trascorrere un po’ di tempo in preghiera davanti al Crocifisso. Oggi, ai suoi piedi, metterò i tormenti, le sofferenze, le incertezze, i timori miei e di tutti i miei fratelli, in modo che vengano accolti dalla sua grazia e così possiamo vivere da risorti in Lui. Inoltre, metterò nel suo Cuore il nostro futuro, che sia di pace e non di male. Ma per ottenere questo, non basta la mia preghiera, è necessaria la collaborazione di tutti. E come? Bisogna calmare la nostra mente, liberarla dai pensieri pessimisti, usare la nostra capacità creativa per affrontare le sfide quotidiane, sciogliere i blocchi del cuore e rinvigorire la nostra forza di volontà. Dunque, prendiamoci del tempo per noi stessi; con l’aiuto del Signore creiamo il nostro futuro in modo luminoso, perché si accresca in noi non solo la fede, ma anche la maturità interiore. Siamo maturi quando ognuno di noi non è più il centro di se stesso, ma comprende che ha in sé qualcosa da condividere. Dunque, consegniamo ogni cosa al Signore e rimaniamo tranquilli e sereni, perché Lui ci conosce meglio di come ci conosciamo noi stessi, ci ama di un amore infinito e non desidera altro che la nostra salvezza.
14 Maggio 2021
Durante la nostra vita, sicuramente per ciascuno di noi ci sono stati periodi colmi di di tristezza e, per trovare conforto, ci siamo rivolti alla nostra Mamma celeste, desiderando che Ella ci stringesse al suo Cuore. Ed anche ora, in questo tempo duramente segnato dalla diffusione del coronavirus, quello di Maria è il Cuore al quale possiamo e dobbiamo affidare l’umanità provata da tanta sofferenza. Dobbiamo chiedere a Dio, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, la pace per il mondo, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione. In questi tempi duri, la nostra anima reca le piaghe di tante ingiustizie; dunque, rivolgiamoci a Lei, a Maria, nostra Madre dolcissima, riempita di una dolcezza divina che traspare da tutta la sua persona e si irradia soprattutto dal suo incantevole volto e dal suo sorriso celestiale. Lasciamoci prendere per mano dalla Santa Vergine, che desidera condurci sulla via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna, e sulla via della speranza, che ci porta ad un futuro diverso e possibile, in questi tempi oscuri, in cui ci sentiamo smarriti davanti al male che ci circonda e al dolore di tanti nostri fratelli.
L’anima creata da Dio e ricreata col Battesimo è avvolta dal silenzio. Il silenzio è musica, è danza, in cui Dio colma l’anima della sua presenza. Però, se il mondo vi irrompe con i suoi rumori, la voce di Dio ne rimane soffocata. Il silenzio è un modo diverso di comunicare, è un modo diverso di vivere, è un parlare tacendo. È il nostro “eremo” interiore. Fare silenzio, tacere, vuol dire mettersi nella condizione di ascoltare. Non è facile, perché spesso siamo molto più preoccupati di parlare che di ascoltare. Il silenzio ci permette di entrare in noi stessi, di capire che cosa stiamo facendo nella vita, di fermarci per pensare, per riflettere, per approfondire. Regalarsi un po’ di silenzio vuol dire imparare a volersi bene, imparare ad ascoltarsi dentro, cercare di appropriarsi della propria vita, di tutto quello che facciamo, delle relazioni, delle cose belle, degli sbagli, delle gioie e delle fatiche quotidiane. Non è un cammino facile, ma anche noi come il Battista dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito nel deserto, nei luoghi del silenzio. Il silenzio ha un enorme valore nella vita del credente, perché apre alla verità di sè, alla conversione, all’adorazione e aiuta a zittire tutte quelle voci e quelle dissonanze che impediscono un serio cammino di santificazione. Porre le condizioni esterne del silenzio sono le prime condizioni per un silenzio interiore, che ci fa ritornare alla consapevolezza battesimale con un cuore da bambini. Diamo spazio, allora, all’unica voce che è degna di essere ascoltata: quella di Cristo. Egli è l’unico che può mettere ordine in questo mondo sconvolto dal demonio, ma, per farlo, è necessaria, da parte nostra, molta preghiera. Uniamoci, dunque, e formiamo un numeroso esercito di oranti, che significa un coro di qualche miliardo di anime che pregano. Per adesso, se facciamo la proporzione con i sette miliardi di abitanti in tutto il mondo, siamo solo una piccola squadra.
(Gesù è apparso crocifisso)
La Croce, questo strumento di supplizio che il Venerdì Santo adoriamo con amore e riconoscenza, che baciamo con una stretta al cuore pensando a quello che è successo all’Uomo dei dolori, questo strumento pensato per una dolorosissima pena di morte, è diventato sorgente di salvezza, di gloria, di vita e di santità. Sollevando gli occhi verso il Crocifisso, adoriamo Colui che è venuto per prendere su di sé il peccato del mondo e donarci la vita eterna. È su questo legno che Gesù ci rivela la sua maestà regale, ci rivela che Egli è innalzato per attirarci tutti a Lui. La Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati. Per accogliere nella nostra vita questa Croce dolorosa e gloriosa, bisogna entrare in un cammino di fede e di conversione. È il Cristo che ci renderà liberi per amare come Lui ci ama e capaci di costruire un mondo riconciliato, perché, su questa Croce, ha preso su di sé il peso di tutte le sofferenze e le ingiustizie della nostra umanità. Egli ha portato le umiliazioni e le discriminazioni, le torture subite in tante regioni del mondo da innumerevoli nostri fratelli e nostre sorelle per amore suo.
26 Marzo 2021 (6° Venerdì di Quaresima)
Gesù ci ama, ma desidera che anche noi lo amiamo di vero amore. Il vero amore è quello incondizionato, quello che unisce due cuori al di là di ogni cosa. Il vero amore per Gesù è quello che ce lo fa sentire accanto a noi anche se non lo vediamo. Questo sentimento così forte ha il potere di curare qualsiasi cosa: la tristezza, la depressione, il dolore, l’insofferenza, le malattie. Quando amiamo fortemente e ci sentiamo amati, nulla ci tocca, ci sentiamo più forti, quasi invincibili, gli ostacoli e le peripezie che dobbiamo affrontare nella vita quotidiana ci sembrano semplici passaggi e non qualcosa di insormontabile. Ci sentiamo felici, motivati, proviamo meno dolore. Il vero amore oltrepassa anche la morte, perché è un amore eterno.
La serenità è una sensazione di appagamento e di soddisfazione, ed ci è data da un buon senso del valore di noi stessi e da una buona autostima, ma anche da un buon livello di fiducia negli altri e nel futuro. Avere un buon grado di serenità non significa avere il certificato di garanzia che la nostra vita andrà sempre e soltanto bene. La nostra esistenza non è una favola, ma ciascuna delle nostre vite è una storia unica e irripetibile e nessuno di noi sa come andrà a finire. Purtroppo, non sempre suamo sereni. Spesse volte siamo tormentati da qualche problema, sentiamo un peso opprimente, una sorta di catena che ci impedisce di spiccare il volo, di camminare leggeri. Vediamo la nebbia davanti agli occhi, quando invece vorremmo abbracciare panorami e orizzonti. Sentiamo l'incapacità di godere del presente, del bello: questo è il tormento che addormenta la nostra vita e ci rende schiavi di un sentimento capace di immobilizzarci, non solo, ma di portarci all'inattività e a volte anche al malessere fisico. Per evitare tutto questo, è bene che andiamo in chiesa e ci inginocchiamo davanti al Santissimo Sacramento. Quindi teniamo lo sguardo sempre fisso su di Lui, uno sguardo illuminato dalla sua Parola e dalla preghiera. Avvertiremo, così, non solo una Presenza fuori di noi, ma soprattutto dentro di noi, e questa Presenza ci darà un profondo senso di pace. Gli effetti dell'adorazione sono effetti di purificazione interiore.
Nella vita di tutti i giorni, possiamo avere momenti di gioia e momenti di tristezza. Quando siamo nella gioia, è come essere in cima alla montagna e guardare ogni cosa dall'alto; tutto ci sembra bello e giusto. Sorridiamo dentro di noi anche senza apparente motivo. Poi succede qualcosa, spesso nemmeno sappiamo cosa, un'emozione disturbante entra in noi e ci troviamo ai piedi della montagna. Risalire può sembrare difficile, avvilente, ed è più facile lasciarci andare allo sconforto. E' qui che le brutte abitudini si insinuano facilmente. In questi momenti, è essenziale invocare l'aiuto del Signore, perché ci faccia comprendere cos'è che ci ha fatto precipitare nella tristezza: può essere stato un gesto, un pensiero, una frase, qualcosa che ha fatto leva su una nostra paura o su un nostro bisogno trascurato. Capirlo, riconoscerlo, è come accogliere tra le nostre braccia un bambino piangente che ha bisogno di essere ascoltato, consolato, guidato. Parlare con questo nostro bambino interiore cambia la vibrazione dei nostri pensieri: da "vittime" torniamo ad essere i "gestori" della situazione.
5 Marzo 2021 (3° Venerdì di Quaresima)
Noi cristiani, sia se stiamo bene in salute, sia se siamo colpiti da qualche infermità, dobbiamo tenere sempre gli occhi fissi su Gesù, il quale non ci abbandona mai, neanche nei momenti più bui della vita. Dobbiamo, perciò, sperare sempre nel suo aiuto. Quando un male ci colpisce, non dobbiamo considerarci solo oggetti di solidarietà e di carità, ma sentirci inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa. La presenza di una persona ammalata, silenziosa ma più eloquente di tante parole, la sua preghiera, l’offerta quotidiana delle sue sofferenze in unione a quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente e anche gioiosa della sua condizione, sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana. Non dobbiamo vergognarci di essere un tesoro prezioso della Chiesa! La Chiesa non è lontana dalle nostre fatiche quando soffriamo, ma ci accompagna con affetto. Il Signore è vicino a noi e ci tiene per mano. Se siamo ammalati, guardiamo a Lui nei momenti più duri e ci darà consolazione e speranza. E confidiamo anche nell’amore materno di Maria sua e nostra Madre.
14 Gennaio 2021